Il miracolo Albertini-Monti? L'Udc milanese si è dissolta

Scherzi della politica. Quando tutto ti va male, inaspettatamente, resisti. Nel momento in cui va in porto il tuo progetto, ti si ritorce contro. È quel che sta accadendo all'Udc, che vive un momento di difficoltà testimoniata dai sondaggi, nonostante sia riuscita a trascinare Mario Monti - e Gabriele Albertini - nel progetto neo-centrista.
I problemi oggi sono almeno due. Alla consueta forza di attrazione dei poli, che a ogni appuntamento elettorale hanno portato via dei pezzi al partito centrista, oggi si è aggiunta un'ulteriore preoccupazione: la presenza di un alleato ingombrante come Mario Monti. La «Scelta civica» del premier pesca nello stesso bacino elettorale, e non solo. Correndo alla Camera con un simbolo praticamente uguale a quello che viene usato al Senato dalla lista congiunta Monti-Udc-Fli, rischia di rosicchiare anche consensi targati Udc, anche solo per «trascinamento» - lo ha ammesso anche Pier Ferdinando Casini. Se a questo si aggiunge la tradizionale difficoltà in terra lombarda - determinata dalla corrispondente forza elettorale di Forza Italia prima, del Pdl poi, e di Roberto Formigoni da quasi un ventennio - questo basta a spiegare una crisi che preoccupa non poco i vertici del partito. Una crisi che si può anche quantificare così: in poche settimane sono usciti dal partito il segretario provinciale Alessandro Sancino, due consiglieri regionali su tre (Enrico Marcora e Valerio Bettoni), due consiglieri provinciali su due (Roberto Biolchini, oltre allo stesso Sancino), l'ex segretario regionale Savino Pezzotta. A ciò si deve aggiungere l'ultima tegola: il commissariamento della segreteria regionale, affidata dal segretario nazionale Lorenzo Cesa a Piergiorgio Spaggiari. E forse anche la rinuncia alla candidatura politica di Pierluigi Mantini, presidente milanese del partito.
Un quadro di disfacimento. Dalle cui macerie emerge con forza la figura dell'unico superstite, il coordinatore cittadino del partito, il casiniano di ferro Pasquale Salvatore. Salvatore, che è stato consigliere comunale fino al 2011, oggi è secondo in lista alle Politiche dopo Giorgio Guerrini, l'ex presidente di Confartigianato schierato anche in altre circoscrizioni. Ha dunque delle possibilità concrete. L'ha spuntata sull'uomo di fiducia di Pezzotta, Alberto Mattioli, alla fine di un braccio di ferro che ha indotto l'ex leader della Cisl a togliere le tende con la sua «Rosa bianca». Ma Salvatore è anche capolista alle Regionali, prima di Daniela Papa, Evaristo Beccalossi, Carla Andena e Memo Remigi. «Componendo le liste Udc alla Camera e alla Regione - spiega Salvatore - abbiamo applicato un criterio che valorizzi donne, giovani, adulti, consiglieri circoscrizionali e comunali che nei propri territori hanno fatto buona politica». Del tutto particolare, poi, il caso dell'(ormai ex) segretario regionale Christian Campiotti, che ha ottenuto la quinta posizione al Senato nella lista unica, e poi è stato commissariato.

Le indiscrezioni insistite parlano di contrasti forti con Roma, lui getta acqua sul fuoco: «Ero proprio ora con il presidente Buttiglione a presentare le liste, ho chiesto io a Cesa di essere affiancato. È tutto ok, non ci sono problemi».

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