Saranno parecchi i genitori milanesi che non ci dormiranno su per un bel pezzo. Dubbiosi, incerti, comprensibilmente preoccupatissimi. Per aver mandato il loro bambino da uno psichiatra infantile che era invece un pediatra e non aveva quindi nessun diritto di esercitare altre specialità mediche per le quali non era abilitato. Un «sorta» di professionista che pur essendo stato condannato in via definitiva a 8 mesi nel 2006 per possesso di materiale pedopornografico continuava a esercitare sia come pediatra che, in via informale, come psichiatra infantile, in una conosciuta clinica milanese dove si era fatto un certo nome e una bella clientela. Insomma: un tizio che - dopo la storia non edificante della condanna per foto e materiale di e con minori - i ragazzini, almeno dal punto di vista professionale, come minimo non avrebbe più nemmeno dovuto sfiorarli.
Invece il dottor M.L. ha continuato a fare il pediatra e lo psichiatra infantile. Solo mercoledì scorso è stato perquisito dagli investigatori del commissariato «Lorenteggio» nella sua abitazione in provincia di Milano, quindi fermato giovedì dai poliziotti e dai colleghi della squadra mobile di Milano, infine sabato il gip Paolo Guidi ne ha convalidato l'arresto in carcere per pedofilia, violenza sessuale e atti persecutori nei confronti di un 12enne che aveva in cura dal 2012, confermando le accuse contenute nell'ordinanza del procuratore aggiunto Pietro Forno e del pm Cristian Barilli e aggiungendo che «il medico era diventato una presenza costante nella vita del minore per il quale era motivo d'imbarazzo».
Un rapporto intenso quindi. Al punto che il ragazzino, ultimamente molto provato dalla presenza del medico nella sua esistenza, a scuola aveva cominciato a manifestare propositi suicidi. Alla fine di marzo, al commissariato Lorenteggio, infatti, la madre e il padre avevano sporto denuncia contro il medico perché, dopo i comportamenti anomali del figlio, frugandogli tra gli sms del telefonino, avevano trovato, oltre a molte telefonate del medico, decine e decine di messaggi forse non esplicitamente a fondo sessuale (per proteggere la vittima minorenne in casi come questi la polizia è sempre molto restia a entrare nei particolari, ndr) ma comunque molto equivoci mandatigli dallo «psichiatra» e si erano allarmati.
Il ragazzino veniva seguito da M.L. come paziente da un paio d'anni. Violenze e persecuzioni da parte del medico pare non siano iniziate subito. Il professionista non aveva subito cominciato a chiamarlo «lenticchia», «cherubino» o «cioccolatino». Forse aveva dovuto carpire prima la fiducia del ragazzino, capire se e come poteva spingersi oltre con quel bimbo mandato da lui per comuni «disturbi» dell'età, come iperattività e turbamenti vari. Tuttavia solo nel gennaio scorso il bambino aveva cominciato a dare segni di grande nervosismo, dicendo appunto che avrebbe voluto togliersi la vita. A dover uscire di casa all'improvviso «per incontrare lo psichiatra» che vedeva, come poi si è scoperto, non solo nello studio della clinica milanese, ma anche in alcuni negozi e centri commerciali.
Secondo quanto emerso dall'inchiesta, dalle perquisizioni e dalle intercettazioni, il pediatra finito in carcere oltre a violentare il bambino suo paziente, avrebbe anche filmato e fotografato gli abusi sessuali nei confronti del piccolo. Nel corso delle perquisizioni i poliziotti infatti hanno trovato sopra il letto in casa del medico alcuni bambolotti, slip da bambini, e sotto il cuscino fotografie pedopornografiche che ritraevano proprio il 12enne.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.