«Moschea? La decadenza è definitiva»

L'assessore: «Permesso di costruire finito ad aprile. Ora sarebbe abuso»

Dopo la sentenza del Tar che sembrava aver riaperto le chances del centro islamico, l'amministrazione comunale segna un punto a suo favore nel braccio di ferro sulla moschea di Sesto San Giovanni. E il punto a favore, secondo l'assessore all'Urbanistica Antonio Lamiranda, potrebbe essere quello definitivo. «Adesso è proprio finita» scrive l'esponente di Fratelli d'Italia commentando gli ultimi sviluppi, ovvero il mancato inizio delle opere previste in via Luini, dove il centro islamico vorrebbe edificare la moschea, nota come la più grande del Nord Italia. Il centro culturale-religioso, 2.500 metri quadrati (5.000 con giardini e parcheggio), avrebbe dovuto ospitare 4mila posti. Un progetto faraonico (e sovradimensionato, secondo il sindaco Roberto Di Stefano) tanto che la questione è stata al centro della campagna elettorale comunale dello scorso anno, quella che ha clamorosamente segnato la vittoria del centrodestra in un Comune storicamente amministrato dalla sinistra (Pci, Pds, Ds, Pd e alleati vari) fin dal dopoguerra.

La vicenda della cosiddetta «Mecca» di Sesto, dopo la vittoria del centrodestra con Di Stefano, era proseguita con la cancellazione delle previsioni urbanistiche da parte della giunta, con una delibera subito impugnata dai centri islamici. Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso del centro islamico locale, e ha dato torto al Comune, riaccendendo le speranze dei musulmani sestesi e milanesi, che hanno cantato vittoria a dispetto della irriducibile determinazione del sindaco, che nel giorno stesso della sentenza aveva avvertito: «Fin da ora dico a chiare lettere che con me sindaco la moschea non verrà mai realizzata».

Le speranze del centro islamico, comunque, sono destinate a essere subito deluse, almeno secondo l'assessore Lamiranda, che spiega perché si sarebbe determinata la «decadenza definitiva dal permesso di costruire». «Qualcuno - ha spiegato Lamiranda - pensa che le leggi siano solo per alcuni e non per altri. Il testo unico sull'edilizia è chiaro. Le sentenze Tar ancora di più. Si ha inizio lavori non con la mera comunicazione formale ma con la materiale esecuzione delle opere nel termine utile per il loro inizio. Il Tar aveva dato una chance alla comunità islamica rideterminando il termine al 29 aprile 2018 per l'inizio dei lavori ma, al di là dei proclami, dalle foto dei luoghi non vi è traccia di alcun intervento. La legge sul punto è chiara: decadenza automatica del permesso di costruire.

Se qualcuno tenterà di iniziare i lavori adesso, cioè dopo il termine concesso dal Tar, farà un abuso edilizio che comporterà automaticamente il sequestro del cantiere e la denuncia alla Procura della Repubblica. Dura lex sed lex. Anche a Sesto San Giovanni» ha concluso.

AlGia

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