Cronaca locale

Moschea di via Esterle, nasce il comitato del no

Presenterà alcune osservazioni al Pgt comunale Nel piano altri 4 «centri culturali» da sanare

Alberto Giannoni

Un comitato contro la moschea di via Esterle. È nato ieri e già si è dato un obiettivo: presentare delle osservazioni al Pgt comunale.

Dopo la battaglia in Consiglio comunale, che ha portato a eliminare un secondo grande minareto in via Novara, attualmente sono cinque i luoghi di culto previsti nero su bianco nel piano del Comune. Quattro sono «centri culturali» già esistenti ma da sanare urbanisticamente (in modo tale che possano ospitare anche la preghiera) uno invece è la moschea da realizzare in via Esterle, traversa di via Padova, in quelli che un tempo erano bagni pubblici.

Contro questa previsione è stato fondato il comitato che ieri sera si è riunito per la prima volta e nei prossimi giorni intende mettere a punto un «parere» da presentare a Palazzo Marino prima della scadenza prevista e fissata per il 15 luglio. I promotori del comitato contano di coinvolgere alcune decine di persone. Fra gli artefici della mobilitazione, Riccardo Truppo, avvocato e presidente della commissione Sicurezza del Municipio 2, esponente di Fratelli d'Italia.

L'orientamento del Comitato è molto chiaro ed è nettamente contrario al disegno comunale, ma «al di là di gretti oltranzismi», le preoccupazioni vertono soprattutto sulla «sostenibilità» del progetto nel quartiere, che già vive una serie di problemi, fin troppo noti. «Il sindaco ascolti i cittadini - dice Truppo - non crei una polveriera in un'area dalle grandi potenzialità sta rinascendo con grandi sforzi».

A dare man forte all'iniziativa, il deputato di Fdi Marco Osnato: «Anche se sembra uscita dal dibattito politico - dice Osnato, a lungo consigliere comunale a Milano, da un anno eletto alla Camera - la moschea in via Padova è un rischio concreto per i nostri cittadini. Noi chiediamo che si dica un no definitivo a quella che si presenta come una vera e propria minaccia per la nostra città».

Il «no» è forte e definitivo. Un altro dei promotori, un pensionato con un passato da militante politico, dà voce ai timori di molti: «Via Padova è una casbah - dice - qui succede di tutto, basta fare un sopralluogo nel quartiere al mattino per verificarlo e se ci fosse anche la moschea il valore delle case si svaluterebbe». Fra i promotori, una signora che abita in via Cavezzali, strada che ha conosciuto non pochi problemi. Il quadro che traccia di via Padova e via Esterle è desolato: «I negozi sono chiusi e oscurati - - racconta - stanno diventando mini-appartamenti. Io non voglio dire la moschea sia un pericolo, non voglio essere catastrofista, ma i cittadini la vivono come un problema. Sarebbe giusto sentire cosa ne pensano le persone».

«Il comitato composto di soli residenti, non solo da italiani, proporrà le proprie osservazioni al Pgt» conferma Truppo, che solleva il caso delle «moschee» di fatto già esistenti nella Zona 2: «Sala sa, ma non interviene. Lo dico a ragion veduta. A maggio 2018 inoltrai una serie di richieste di accesso agli atti per estrarre copia degli accertamenti di Polizia locale effettuati nei luoghi di culto irregolari. I verbali furono rintracciati. Anni e anni di segnalazioni e rilievi di ogni tipo di illecito chiusi in un cassetto». Si riferisce a via Cavalcanti. «Perché il sindaco non chiude quelle abusive, prima di parlare di nuove moschee regolari? Tutte le confessioni religiose in città rispettano le regole, mentre i centri islamici presenti sul territorio utilizzano abusivamente scantinati di condomini adibiti a luoghi di culto con centinaia di fedeli nell'assenza di qualsiasi regola di messa in sicurezza: non sappiamo chi siano i predicatori; cosa dicano; chi ospitino e da dove arrivino i finanziamenti».

«Il comitato presenterà le proprie osservazioni - conclude - il sindaco ascolti i cittadini e non crei una polveriera in un'area dalle grandi potenzialità che sta rinascendo con grandi sforzi».

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