La moschea per Expo? Solo virtuale

Esclusi minareti entro il 2015, il Comune metterà on line la mappa dei luoghi non autorizzati dove si prega ora

Il pastore Riccardo Tocco, presidente della conferenza evangelica nazionale che a Milano conta circa 10mila fedeli, è tra quelli che la prendono meglio. «Abbiamo cento comunità che pregano a turno in una settantina di locali, spesso mini-alloggi». Per lui «è già un passo avanti che per Expo il Comune voglia creare un sito internet per indicare ai visitatori i luoghi di preghiera». Le aspettative di partenza ovviamente erano più basse. Per gli islamici che da anni si sentono fare belle promesse dalla giunta, è quasi una beffa. Gli assessori Pierfrancesco Majorino e Francesco Cappelli ieri hanno radunato alla Casa dei diritti i soggetti iscritti all'Albo delle religioni per «recuperare il tempo perso per anni, anche dalla nostra amministrazione» e dare un'«accelerata alla creazione di luoghi di culto dignitosi» anche per le confessioni che non hanno già un'intesa con lo Stato. Entro inizio settembre la giunta voterà le linee guida per assegnare con un bando 4 aree pubbliche. Quasi certamente ci saranno un terreno in viale Certosa e gli ex bagni pubblici di via Esterle, vicini a via Padova e (quindi) alla comunità moderata dell'imam Mouhmed Asfa. In almeno un caso (sembra proprio il caso di via Esterle) c'è già uno stabile, degradato ma con interventi meno impegnativi dei terreni liberi, da bonificare e edificare ex novo. La prima delusione per tutte le comunità - presenti una ventina di soggetti, non solo centri islamici ma induisti, buddisti, esponenti della chiesa evangelica -, è il silenzio sulle aree. «Volevamo conoscere luoghi, costi, condizioni di affitto» preme il portavoce del Caim, il coordinamento islamico milanese Davide Piccardo a cui aderisce anche il contestato centro di viale Jenner. Avevano pronto il piano per un grande minareto al posto del Palasharp, con area hammam e servizi aperti alla città. «Il Palasharp non è tra queste aree» esclude l'assessore. Ma in tutti i 4 casi, tra passaggi in consiglio dove serve il cambio di destinazione, tempi per l'aggiudicazione e cantieri, ci vorrà del tempo prima di vedere moschee o templi buddisti. E «non daremo soldi per i lavori» risponde a chi ci sperava. «Per Expo sia chiuso nessuno di questi progetti sarà pronto» ammette. Per i visitatori in arrivo «metteremo a disposizione gli indirizzi dove si prega in città su un sito internet», esclude che nella lista ci sarà viale Jenner, dove già oggi i fedeli sono costretti a pregare sui marciapiedi creando disagi anche al quartiere. Sarà comunque un elenco di luoghi non autorizzati. Piccardo critica la giunta, «4 luoghi per tutte le confessioni sono insufficienti per noi, figuriamoci per tutte le confessioni. Il Comune deve regolarizzare anche quelli già esistenti, non serve un anno e mezzo per un atto». Majorino promette che il percorso andrà di pari passo. Parole che sentono dire dal 2011. E la concorrenza rischia di aumentare. Potranno partecipare al bando solo gli iscritti all'Albo, che sono già 31 (di cui un terzo comunità islamiche), e il Comune riaprirà fino al 30 settembre i termini per aderire. Poche aree? «Il bando terrà conto dei progetti di aree condivise» replica il Comune, che ha già provato inutilmente a mettere insieme le diverse anime dell'Islam.

Tra i criteri del bando, contestati dal Caim, ci sarà la «presenza di rapporti consolidati con il quartiere coinvolto dall'area» e «la relazione con istituzioni internazionali o realtà governative di Paesi esteri». Il bando per via Esterle sembra scritto per il centro dell'imam Asfa, ma è prudente, «rispetteremo i tempi del Comune, speriamo non siano troppo lunghi».

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