«Moschea per Expo? Il tempo c'è»

L'imam di via Padova: «No a soluzioni provvisorie, con la volontà politica il primo minareto si può fare»

«Moschea per Expo? Il tempo c'è»

Volere è potere? Nel 2011 Giuliano Pisapia, da candidato sindaco, promise senza dubbi una moschea per Expo. Ora al massimo ci sarà una struttura provvisoria, forse. «Non è esclusa» ha abbozzato l'assessore Pierfrancesco Majorino lunedì dopo una confusa riunione con le comunità religiose che chiedono luoghi di culto. Tutte, non solo gli islamici ma induisti, buddisti, evangelisti. La giunta ha promesso 4 aree che dovranno spartirsi con un bando, e per i turisti in arrivo nel 2015 un portale web con gli indirizzi dei luoghi esistenti, perlopiù abusivi. «Non escludiamo ipotesi capaci di garantire la realizzazione di luoghi di culto dignitosi, anche provvisori, già nei mesi di Expo. Vanno definiti interlocutori, strumenti e modalità» dice Majorino. C'è un immobile offerto del gruppo Cabassi in via Darwin ma servirebbe il cambio di destinazione d'uso dell'area, un passaggio scivoloso in Consiglio. Sul tema ci sono mezze volontà e molto imbarazzo, il tema è passato come una patata bollente dal vicesindaco De Cesaris all'assessore Cappelli e poi a Majorino.

«Milano non farà una gran figura per Expo, mi dispiace che si parli ancora di una struttura provvisoria. Con la volontà politica ci sarebbe tutto il tempo per realizzare una moschea vera e propria. Milano non può ospitare il mondo senza una moschea se vuole dare davvero l'immagine di una città internazionale e dal forte dialogo interculturale». Mahmoud Asfa, presidente del consiglio direttivo della Casa della cultura islamica di via Padova, premiato nel 2009 con l'Ambrogino d'Oro dall'ex sindaco Letizia Moratti, è uscito con molte perplessità dal tavolo dell'altro giorno. Anche se tra le aree a bando ci saranno gli ex bagni pubblici di via Esterle, vicinissimi al centro di via Padova che risponde a molti dei criteri che procureranno «punteggio». Saranno premiati i rapporti già consolidati con il quartiere, l'offerta di servizi culturali ai cittadini. Asfa ricorda che da anni la Casa della cultura partecipa alle iniziative della zona, «siamo un'associazione moderata, riconosciuta a livello cittadino, organizziamo dibattiti, ospitiamo i bambini delle scuole di Milano e provincia, i ragazzi delle superiori vengono in pullman da Venezia per osservare le attività di un centro islamico, forniamo supporto e materiali ai laureandi. Facciamo del nostro meglio per offrire servizi ai cittadini. E abbiamo rapporti di rispetto e amicizia con tutti i Pesi arabi. Il Comune non darà un euro per i lavori. Ma, assicura Asfa, «i fondi non sono un problema, la comunità è disponibile a fare offerte per avere un luogo di preghiera degno, aspettiamo solo che il Comune decida e ci dica le aree. E se indica anche strutture già costruite, che basta adeguare, potremmo recuperare il ritardo e avere una moschea pronta per Expo.

Ripeto che tutto dipende dalla volontà politica». É convinto che nemmeno il centrodestra sia contrario, «magari la Lega e alcuni politicanti, ma devono capire che il mondo sta cambiando e adeguarsi, Milano è multietnica e multireligiosa».

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