«Si ordina nuovamente». Ripetere gioverà forse ai destinatari del provvedimento del Comune, che hanno un (altro) mese di tempo per smantellare la moschea di via Cosenza. Per il centrodestra, si tratta solo di un «penultimatum», o peggio di una tattica dilatoria di un Comune inerte o in imbarazzo. «Ennesima presa in giro per i cittadini che abitano nel piccolo condominio» dice Rosa Pozzani (Forza Italia) che intende dar voce alle proteste e ai disagi di chi abita proprio accanto alla «moschea».
Siamo in via Cosenza-via Faà di Bruno, zona 4, dove da anni si è insediato un luogo di culto abusivo, aperto dalla associazione «culturale» cingalese. Due i problemi, il primo è che il locali in questione sono seminterrati, e questo giustifica e incrementa le preoccupazioni dei vicini sulla sicurezza di questo luogo e anche di chi lo frequenta. Pozzani ricorda che si tratta di «un laboratorio impropriamente utilizzato come luogo di culto, ormai accertato, da circa 400 musulmani».
Secondo problema: gli strumenti urbanistici del Comune di Milano non prevedono alcun luogo di culto, né in via Cosenza né altrove. La moschea dunque si può anche definire «informale» come amano fare, edulcorando, in Comune o i dirigenti dei centri islamici. A tutti gli effetti, però, è abusiva, come sottolineano da anni gli esponenti di Forza Italia e della Lega, prima dai banchi dell'opposizione, oggi dal governo del municipio, guidato da Paolo Bassi, che solo alcuni giorni fa ha fatto visita ai residenti chiedendo un intervento di Palazzo Marino. Il dirigente comunale nell'ordinanza datata 28 giugno cita «diverse segnalazioni» arrivate all'ufficio, sull'uso «come luogo di esercizio religioso, senza peraltro aver acquisito il permesso di costruire - di natura edilizia - previsto e prescritto dalla legge».
Il Comune, con una prima ordinanza, il 7 marzo ha chiesto il ripristino della originaria destinazione d'uso. Il 29 maggio si è svolto un sopralluogo, che ha riscontrato l'assenza di qualsiasi attività di cantiere interna o esterna. Insomma, nessuno stava adempiendo all'«ordine» del Comune. E il Comune ha deciso di ordinare «nuovamente» di «provvedere al ripristino della destinazione d'uso originaria» entro un mese, presentando un progetto idoneo. Ma Pozzani è durissima. Per la vicepresidente del Consiglio municipale si tratta solo di una «vergognosa presa in giro».
«Questo è il modo dell'Amministrazione Sala di far rispettare le leggi vigenti, di ristabilire la legalità ove violata, di tutelare e dare sicurezza ai suoi cittadini» attacca, ricordando che «i condomini, che ormai da due anni subiscono spese, degrado, rumori molesti, disagio e insicurezza» e che avevano potuto «gioire» quando ha emesso la prima ordinanza. Ora, dice, «considero una scelta gravissima e irresponsabile quella fatta dall'Amministrazione di Palazzo Marino di non dare corso alla prima ordinanza emessa». E a Palazzo Marino ha chiesto un incontro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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