Moschee, i fronti aperti in Lombardia

Domani la legge regionale in aula. Il Pd fa le barricate ma si moltiplicano vertenze e scontri sui luoghi di culto

Domani arriva nell'aula del Consiglio regionale la proposta di legge che intende regolamentare l'apertura dei nuovi luoghi di culto. Il Pd si prepara a fare le barricate, con gli altri gruppi di opposizione. Ma la discussione sui vincoli che la maggioranza vuole introdurre in Lombardia non è affatto astratta. Avrà effetti concreti in moltissimi centri della regione, a partire da Milano . Difficile affermare che non serva una regolamentazione, se è vero che sono moltissimi i Comuni in cui si assiste a vertenze, petizioni, scontri, manifestazioni e casi analoghi. Spesso con alcune sorprese. A Pavia , per esempio, un caso emblematico: è stato un sindaco di sinistra Massimo De Paoli , a chiudere le porte a una grande moschea, spiegando in Consiglio comunale che il progetto presentato era sovradimensionato e previsto oltretutto in un'area verde. Prima della bocciatura, grande clamore aveva suscitato un intervento contrario su internet del capogruppo Pd Davide Ottini . Il post su facebook era poi sparito ma evidentemente la posizione era quella della maggioranza. Il Tar, intanto, ha dato ragione al Comune di Bergamo e respinto il ricorso di un'associazione che aveva chiesto che un capannone ottenesse la destinazione urbanistica come luogo di culto. Il sindaco Giorgio Gori la moschea la vorrebbe. Fin dalla campagna elettorale la prometteva. E però precisava che si sarebbe trattato di «una singola area nella quale autorizzare, a spese delle comunità religiose». Ora lo criticano un po' tutti. E le opposizioni danno battaglia per far decidere ai cittadini con un referendum.

La richiesta di far votare i cittadini (almeno quelli del quartiere interessato) si è levata anche a Lampugnano , il quartiere di Milano in cui il Comune ha messo a bando l'area dell'ex Palasharp, 5mila metri in tutto per un luogo di culto che anche la sinistra locale (capeggiata da un verde) considera troppo grande e impattante. Il Comune finora non si è posto il problema ma secondo la Regione il bando comunale è in conflitto con le norme regionali, quelle esistenti (di natura urbanistica) oltre a quelle in via di approvazione. Contestata dal centrodestra anche la previsione di un luogo di culto in via Padova .

A Brescia , esattamente un anno fa, il Tar aveva bocciato lo strumento urbanistico comunale nella parte in cui non prevedeva tra i servizi anche quelli destinati al culto per le religioni diverse da quella cattolica». E contro la sentenza si era pronunciato anche il presidente della Regione, Roberto Maroni . E in quei giorni l'assessore all'Urbanistica, la bresciana Viviana Beccalossi , annunciò: «Le scelte devono essere lasciate al sindaco e non imposte da associazioni attraverso i tribunali: stiamo provvedendo alla revisione della legge 12 in accordo con gli enti locali».

Da anni la comunità islamica preme a Gallarate (Varese) e il braccio di ferro con il Comune è tutt'altro che finito, se è vero che il vicesindaco (del Partito democratico) pochi giorni fa ha sostanzialmente preso tempo. E il centrosinistra qui sembra essere tutt'altro che preoccupato dall'iter della legge regionale, che finirebbe per togliere le castagne dal fuoco a una maggioranza che appare indecisa e divisa. Contrario si è detto anche il sindaco della vicina Busto Arsizio . Il sindaco Gigi Farioli , alla «Prealpina» ha spiegato: «Non vorrei mai concedere lasciapassare per la realizzazione di cavalli di Troia. La mia perplessità è che una moschea non rappresenti la vera esigenza di liberi pensatori che vogliono pregare ma piuttosto il luogo per reclutare fondamentalisti». A Varese l'amministrazione comunale guidata dal leghista Attilio Fontana ha respinto la richiesta di un nuovo luogo di culto - dal momento che un luogo di ritrovo già esiste anche se i musulmani non lo ritengono più adeguato. L'ultimo no è arrivato in commissione Urbanistica. E ora si parla di un singolare «ricorso» della comunità islamica, i cui esponenti - ne ha dato conto «Il Fatto» - hanno annunciato una sorta di «sciopero dall'impegno sociale» e si asterranno dal partecipare a iniziative di volontariato o di interesse pubblico: non spaleranno più la neve, tanto per cominciare.

Grandi discussioni anche a Cantù (Como) dove il progetto sembra arrivato a uno stadio più avanzato. I giornali locali ricordano che il sindaco Claudio Bizzozero , allora non ancora sindaco, disse pubblicamente che nel caso in cui fosse giunta in Comune la richiesta di realizzare una moschea in città, avrebbe certamente indetto un referendum per chiedere ai cittadini la loro approvazione. Ma l'istanza referendaria promossa dalla Lega è stata bocciata e il sindaco ha promesso una sua «consultazione». A Crema non ha dubbi invece il sindaco Stefania Bonaldi , che ha detto sì alla costruzione di un centro islamico i cui costi saranno a carico della comunità musulmana che da anni è impegnata nel progetto e nella colletta - si parla di circa 400mila euro. Tutto da valutare l'impatto dei nuovi vincoli regionali. E di certo i contrari non mancano. A Carnate, in Brianza, è scattata una petizione per non far aprire una moschea.

Braccio di ferro anche a Cesano Maderno. Lo ha raccontato il «Giornale»: la giunta di centrosinistra sospettava che dentro un centro «culturale» si svolgessero attività di culto e ha fatto partire una diffida. E i musulmani hanno presentato ricorso al Tar.

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