Punto primo: «La legge c'è e va rispettata». Secondo: la legge si applica anche ai procedimenti precedenti ma non ancora chiusi. Terzo: la legge regionale regola i procedimenti, non la sostanza dei diritti. Con questa triplice lettura, al Pirellone considerano «una bomba» la sentenza del Tar. Una bomba che condizionerà anche la partita della moschea milanese, appunto aperta (a giorni si riunisce la commissione che deve esaminare i progetti).
Veniamo al Tar: la sentenza 943 del 16 aprile - lo riferisce così la Regione - è intervenuta giudicando inammissibili le richieste dell'Associazione Comunità Islamica Ticinese, che nel 2013 aveva fatto impugnare il Piano di governo del territorio comunale di Sesto Calende. Il caso è complesso e il provvedimento del giudice amministrativo in larga parte è dedicato a risolvere il problema della scansione temporale fra la vertenza e le norme sopraggiunte. Il risultato è ben leggibile nel dispositivo redatto dalla seconda sezione: «Si deve pertanto ritenere che la legge regionale n. 2 del 2015 sia applicabile alla fattispecie in esame». Non si può dire che la Regione non avesse avvertito: la legge numero 2 del 2015, approvata a gennaio per regolare l'apertura di nuovi di culto in Lombardia è vigente e produce effetti - questo il messaggio che era stato indirizzato a tutti nel momento in cui il governo ha annunciato l'impugnazione della legge regionale davanti alla Consulta. E ora arriva conferma dal Tar, in quella che è la prima applicazione della legge passata alle cronache col nome di «anti-moschee» (per il dichiarato intento dei promotori di incrementare i controlli sui centri islamici).
I giudici, come detto, hanno deciso sul caso di Sesto Calende (Varese) ma il portato della vicenda porta dritto a Milano, dove un bando prevede la realizzazione di tre nuovi luoghi di culto (a Lampugnano, in via Esterle e in via Marignano. «Appena approvata la legge - ricorda l'assessore Viviana Beccalossi - avevo scritto a tutti i sindaci della Lombardia per ricordare che le norme vanno applicate, essendo nate proprio per porre fine alla confusione e alle libere interpretazioni dei singoli Comuni in tema di autorizzazioni per la costruzione di nuovi edifici di culto, impedendo confusione e interpretazioni in senso diametralmente opposto». «La sentenza, prima nel suo genere - aggiunge Beccalossi - va letta e diffusa in tutta la Lombardia, Comune di Milano compreso».
Secondo il Pirellone, la sentenza è anche un punto a favore nel braccio di ferro col governo. Viene interpretata, infatti, come il riconoscimento del fatto che la legge non pregiudica i diritti sostanziali di chi intende aprire nuovi luoghi di culto, ma introduce strumenti (la Consulta) per valutarne la titolarità. «Nonostante l'approvazione della legge - commenta il consigliere Fabio Altitonante - il Comune ha continuato imperterrito nell'iter.
Auspichiamo che almeno davanti alla sentenza del Tar della Lombardia si fermi». «Abbiamo disposto regole chiare, semplici e trasparenti. Nessun problema per chi si atterrà alla normativa. Certo, il progetto di realizzare una mega moschea a Lampugnano oggi è impensabile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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