Luca Fazzo
Diciannovemila aventi diritto al voto, la popolazione di una piccola città: a eleggere i nuovi vertici dell'Ordine degli avvocati di Milano è stato chiamato in questi giorni un numero senza precedente di professionisti della toga. E proprio in questo aumento smisurato del numero di legali sotto la Madonnina stanno buona parte dei problemi che il nuovo consiglio dell'Ordine dovrà affrontare, governando una categoria dove convivono una ristretta elite di principi del foro e una pletora di avvocati-massa in lotta per la sopravvivenza. E che a volte si arrendono, lasciando la toga che gli è costata anni di studio per il comfort di un posto pubblico.
Anche l'affluenza ai seggi racconta che a partecipare con entusiasmo alla vita della categoria è una minoranza: hanno votato in 5.802, meno del trenta per cento. Ma l'esito del voto racconta che in questa cospicua minoranza la passione per il mestiere, e per le sue tante problematiche, non è spenta: d'altronde è stata una campagna elettorale vivace.
Come spesso accade, i fermenti portano al rinnovamento. Così a uscire dalle urne è un vertice dell'Ordine profondamente mutato. Finisce sconfitto il presidente uscente, Remo Danovi, in sella dal 2015 e viene complessivamente ridimensionata la sua lista, «Uniti per un futuro» che deve accontentarsi di nove consiglieri sui venticinque posti in palio. La maggioranza assoluta del nuovo Consiglio va a «Noi avvocati», la lista che aveva come candidato presidente Vinicio Nardo che conquista sedici posti. Nardo, con 2.256 preferenze individuali, stacca Danovi di oltre seicento voti.
È stato un rinnovo travagliato, anche perché quando le liste erano già pronte la Cassazione ha fatto scattare il divieto del terzo mandato: così alcuni veterani che si erano già messi in lista, hanno dovuto ritirarsi e il voto è slittato di due mesi. Nessuna etichetta politica a dividere i due schieramenti: forse si potrebbe dire che la lista vincitrice ha puntato più sulla tutela dei cittadini e quella sconfitta sulla tutela della categoria forense. Ma sarebbe ingeneroso non ricordare le iniziative prese da Danovi per avvicinare alla giustizia il milanese qualunque o le sue coraggiose prese di posizione sul tema dei migranti.
Cinquantanove anni, calabrese di Vibo, il neopresidente Vinicio Nardo è un penalista: categoria minoritaria, infatti i presidenti di lungo corso e più votati (come Peppino Prisco e Paolo Giuggioli) sono sempre venuti dalle file dei civilisti. Tra le eccezioni, curiosamente, ci fu dal 1992 al 1996 Michele Saponara che di Nardo era ed è tuttora collega di studio.
Sarà, per la prima volta, un consiglio a maggioranza di donne: tra le avvocatesse le più votate sono state Paola Boccardi, già difensore di Ruby Rubacuori e Nadia Germanà, in studio con l'ex sindaco Giuliano Pisapia; subito dopo di loro, la prima tra le civiliste è Chiara Valcepina, collega di studio della deputata di Fratelli d'Italia Paola Frassinetti.
Tra i maschi, dietro Nardo e Danovi, buono il risultato di Ettore Traini, già vicepresidente della Camera Penale, l'organismo più combattivo dell'avvocatura milanese; nella lista di minoranza da segnalare la
conferma con 1.273 voti di Silvia Belloni e la new entry di Enrico Giarda, figlio di Angelo grande prof di Diritto penale in Cattolica, nonché protagonista della sfortunata battaglia per dimostrare l'innocenza di Albert Stasi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.