Navigli, rapine violente. Nella banda del 'bomber' anche i trapper di via Gola

Tra i cinque fermi anche due minori della gang già coinvolta nei roghi del Capodanno 2020

Navigli, rapine violente. Nella banda del 'bomber' anche i trapper di via Gola

Via Gola, via Pichi, via Borsi, via Ascanio Sforza. «Sì, abitano tutti nella zona» spiega la dirigente del commissariato Ticinese, Anna Bruno. Che alla guida della sua squadra investigativa è responsabile dell'arresto, avvenuto l'altro ieri, di una banda di quattro ragazzi di origine egiziana e marocchina (il quinto, il maggiore e capo della banda, è un pluripregiudicato 28enne per il momento ancora latitante). Due di questi giovani, che hanno 22 e 21 anni, sono già in carcere a San Vittore; i minori, un 17enne e un 16enne, sono finiti al Beccaria.

Una baby gang responsabile ufficialmente di aver rapinato due ragazzi nell'area gravitante intorno ai Navigli e forse di almeno altri tre colpi al momento però mai denunciati. Ragazzi difficili, tutti con lo stesso bomber nero (la marca è top secret ma è rigorosamente la medesima per tutti e cinque, una specie di divisa, insomma) e tutti residenti nelle case popolari e molto problematiche della zona? In un certo senso sì. Nelle sue sfaccettature però la banda stavolta rappresenta anche qualcosa di molto più articolato, anche se per affrontare il discorso bisogno fare un passo indietro nel tempo, ovvero tornare ai fatti del Capodanno 2020. Quando un gruppo di ragazzi delle case popolari aveva acceso un falò in via Gola - proprio davanti al centro sociale «Cuore in Gola» i cui attivisti però, dopo le prime ingiuste accuse, risultarono completamente estranei ai fatti - per poi lanciare pietre e petardi contro i vigili del fuoco arrivati per spegnere le fiamme. Durante gli sgomberi seguiti ai fatti di quella notte e portati a termine dai poliziotti del commissariato di zona e dalla squadra mobile nelle settimane e nei mesi successivi, nell'appartamento di una donna marocchina pregiudicata e residente in via Pichi (che poi si scoprirà essere la madre del 17enne appartenente alla banda finita in manette l'altro ieri) venne trovata una pistola giocattolo. Un'«arma» risultata essere più avanti proprio la «soft air» utilizzata qualche giorno prima della perquisizione nella casa, l'8 gennaio, durante un colpo della banda al parco Baden Powel, tra rIpa di Porta Ticinese e via Argelati. Con il calcio di quella pistola i cinque avevano infatti colpito alla testa unostudente 26enne e, dopo avergli sferrato una serie di pugni, gli avevano portato via le cuffie dell'Iphone, il portafogli con 20 euro e il telefonino. Impaurito, il giovane aveva trovato rifugio in un ostello nelle vicinanze e aveva chiamato la polizia che, oltre al suo racconto, aveva poi trovato riscontro dei fatti avvenuti anche nelle immagini delle telecamere. Secondo gli investigatori, guidati dal pm della Procura dei Minori Maria Cristina Ria, il ragazzo della pistola e l'amico 16enne sarebbero appartenenti al gruppo «Golaslocos», i trapper attivissimi su Facebook e che erano stati coinvolti proprio nelle indagini sui fatti del Capodanno 2020.

Un mese dopo il primo colpo, l'11 febbraio, un'altra aggressione con rapina per mano della stessa banda. La vittima stavolta è un ragazzo italiano di 24 anni, fermato mentre sta rincasando, in Ripa di Porta Ticinese.

Dopo avergli puntato un coltello alla gola e averlo sottoposto alla solita violenta raffica di calci e pugni, allo studente viene strappato l'Iphone e il portafoglio contenente una carta di credito che la banda venderà subito dopo a un altro giovane della zona. Un pregiudicato della zona naturalmente. Che, a sua volta, tenterà (invano) di usarla per fare acquisti nel quartiere, per finire poi denunciato a piede libero.

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