Un nuovo campus da trentamila metri quadrati per 2300 dipendenti. Quello che aprirà in primavera lungo i navigli però non è solo un pezzo di periferia rinnovato, ma anche un segno della fiducia di alcuni investitori internazionali su Milano e, in seconda battuta, sull'Italia. La WPP è una multinazionale della pubblicità e delle pubbliche relazioni la cui costola italiana rappresenta il leader del settore nella Penisola. La ristrutturazione dell'area ex Richard Ginori e di una delle torri Richard ha dunque un significato importante, oltre a quello di riunire buona parte dei 2660 lavoratori italiani del gruppo in un unico campus multifunzionale. Nonostante i dubbi sollevati dal nuovo governo, spiegano dall'azienda, il marcato registra numeri positivi da tre anni e la società anche meglio. «Il Campus WPP è un punto d'arrivo di una serie di risultati - ha spiegato Massimo Costa, Country Manager WPP Italia - che hanno convinto il nostro azionista di riferimento a investire in Italia». E l'area rinnovata, pronta secondo i piani già nella primavera del 2019, ambisce anche ad avere un ruolo sociale nel quartiere: «Adesso è inutile mettere le mani avanti - ha precisato Costa - ma pensiamo a corsi estivi per l'educazione dei giovani, o ad attività culturali con enti come l'orchestra Verdi con cui già collaboriamo, aprendo i nostri spazi anche agli eventi come le settimane della moda e del design». Le idee sono tante, anche se in parte in formazione. E per una volta sono sostenute dalla solidità di un gruppo che nell'ultimo anno è cresciuto dell'8 per cento contro la media del 2 del settore, secondo quanto detto da Marco Bonanni, CFO di WPP.
Gli indicatori sono però tutti positivi e le stime dicono che dovrebbero continuare a esserlo anche se in questo periodo storico il mercato della pubblicità ha subito delle grosse trasformazioni: «Dieci anni fa valeva 10 miliardi di euro - Massimo Beduschi, COO WPP Italia - oggi è di 8, ma 2 sono rappresentati da Google e Facebook, ciò vuol dire che senza i giganti americani è calato del 40 per cento». Sono proprio i nuovi colossi ad aver permesso al mercato di crescere negli ultimi anni. La stampa continua la sua discesa, mentre tengono la televisione (che vale circa il 50 per cento del mercato) e le radio.MBon
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