Gli schiaffi di Matteo Renzi e l'asse ritrovato con Forza Italia. Dentro l'Ncd la partita del Quirinale ha fatto venire al pettine i nodi irrisolti. Milano è al centro di questi nodi e in vista delle Comunali ieri il ministro Maurizio Lupi si è dovuto sfilare dalla corsa. Lo ha fatto al termine di una riunione chiesta dai vertici locali di Ncd, che sono in fibrillazione. Il partito oggi è frastornato. Da una parte c'è l'anima filo-governativa, che si vede alleata del Pd. Dall'altra quella popolare, che concepisce questo governo come parentesi, chiusa la quale si torna alla casa comune del centrodestra.
Pesano, e molto, le frecciate premier (Renzi ha parlato con sufficienza dei «partitini») ma pesa soprattutto la ricostruzione fatta circolare su Comunali e Quirinale. Il premier, parlando con la Stampa si è retoricamente chiesto «che senso ha (...) tirare in ballo le elezioni al Comune di Milano dell'anno prossimo, la candidature a sindaco, fare pressioni, proporre scambi, tirare in ballo ministri come Lupi per il dopo-Pisapia?». Un suo uomo, Ernesto Carbone, ha citato «le mire di qualcuno di Ncd a fare il sindaco di Milano con Forza Italia». Per il partito si tratta di benzina gettata sul fuoco delle divisioni interne. Lupi ieri le ha definite «stupidate». Ma è stato costretto a sfilarsi dalla corsa per le Comunali: «Io sento una responsabilità - ha detto - non quella di fare il sindaco a Milano ma di contribuire a che il governo cambi con coraggio questo Paese». Candidatura smentita, dunque. Ma non è detto che sia una scelta definitiva. Lupi oggi incarna l'anima di Ncd che guarda al centrodestra. Come il partito milanese. «Dico no alle ambiguità - spiega il coordinatore Nicolò Mardegan - Noi a Milano lavoriamo a un'alternativa, abbiamo un anno e mezzo per questo cantiere». La linea moderata viene accolta con favore in Forza Italia. La coordinatrice regionale Mariastella Gelmini ieri ha detto: «Sono due le pre condizioni per lavorare bene in vista delle Comunali: l'unità del centrodestra e i programmi. I nomi vengono dopo». «Il nostro programma - ha aggiunto - non è fatto di cento pagine come quello di Pisapia (rimasto peraltro sulla carta): il nostro stile è diverso, più concreto e sintetico: meno tasse, più competitività per Milano, più sicurezza». «Al lavoro con tutti coloro che ci stanno e che sono d'accordo sui programmi - dunque - Bene che Ncd dica: prima la coalizione e poi il candidato. La pensano come me». «Apprezziamo lo sforzo che si è fatto nel dialogo con Fi e Udc - riflette il vice coordinatore milanese Ncd Federico Illuzzi - noi vogliamo partire da questo. Quanto al programma non è difficile. Su molte cose basta fare il contrario di Pisapia».
Moschee, famiglia e diritti civili, casa e sicurezza. I temi, è vero, uniscono il centrodestra. Ma c'è un ulteriore rebus da decifrare. Ed è il rapporto con la Lega. Anzi, con Matteo Salvini. Molti, compreso il capogruppo regionale Luca Del Gobbo, citano l'alleanza in Regione e come modello da seguire e «la Lega di Maroni» come alleato naturale. L'ex presidente della Regione Roberto Formigoni fa sapere che «se la linea è quella da Salvini e non quella di Maroni è difficile ipotizzare alleanze». Il coordinatore regionale Ncd Alessandro Colucci assicura che non è minimamente intaccata la voglia di rappresentare «un'offerta nuova e diversa nel panorama dell'area moderata». «Ncd era e rimane alternativo al centrosinistra e alla Lega di Salvini».
Intanto lo stesso Maroni rassicura che in Regione «non cambierà nulla»: «C'è una maggioranza che funziona, che discute ma fa le cose che servono - ha detto - ed è stata eletta prima del voto per il Quirinale». «Io lavoro perché il modello lombardo venga esportato» ha assicurato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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