Cronaca locale

«Nessun inquinamento nell'area Calchi-Taeggi»

L'accusa aveva fatto scalpore. «Avvelenamento delle acque». E anche i numeri erano spaventosi. Quasi due milioni di metri cubi di rifiuti - anche tossici - sepolti sotto una superficie di 300mila metri quadradi nell'area Calchi-Taeggi, sull'ex cava di Geregnano. Era il 18 gennaio scorso, quando il pubblico ministero Paola Pirotta chiedeva il processo per 17 persone finite sotto inchiesta. Tra queste c'erano anche il presidente della Triennale Claudio De Albertis, in qualità di «presidente del cda e ad delle Torri Parco Bisceglie srl”», due funzionari del Comune, tre dirigenti dell'Arpa, e alcuni dirigenti di Acqua Marcia spa, la società di Francesco Bellavista Caltagirone proprietaria dei terreni. Com'è andata a finire? Tutti assolti. E con formula piena.
Ieri, infatti, il giudice per le udienze preliminari Gianfranco Criscione ha prosciolto gli imputati «perché il fatto non sussiste» dalle accuse di omessa bonifica, gestione di discarica abusiva, avvelenamento colposo delle acque e abuso di ufficio. L'indagine, condotta dal pubblico ministero Paola Pirotta, aveva portato al sequestro dell'area - una vecchia cava in zona Bisceglie - nel novembre del 2010. Sotto terra, fin dagli anni '70, si trovava una «discarica di rifiuti pericolosi e non pericolosi - scriveva il pm - pari a circa 1,8 milioni di metri cubi di materiali vari, tra cui rifiuti farmaceutici e industriali». Su quest'area di proprità di due società - Antica Pia Marcia e Torri Parco Bisceglie - avrebbero dovuto sorgere palazzine con mille e 300 appartamenti, uffici e centri per bambini, in una zona che a suo tempo era stata inserita dal Comune in un progetto di riqualificazione dei parchi a ovest della città.
Secondo la Procura, gli imputati avrebbero voluto costruire senza bonificare l'area, così da risparmiare sui costi di risanamento, e i primi lavori avrebbero addirittura alimentato «l'espandersi dello stato degli inquinanti» nel terreno. Stando alle indagini, sarebbe stato registrato un aumento nel terreno e nelle falde acquifere dei valori di arsenico, ammoniaca e manganesio. Davanti al gup erano finiti anche due ex funzionari comunali: Achille Rossi, ex direttore del settore Piani e programmi esecutivi per l'edilizia, e Annalisa Gussoni, ex responsabile del servizio piani di bonifica di Palazzo Marino.
Per i pm, gli imputati - compresi De Albertis e tre ex responsabili dell'Arpa - avevano la «consapevolezza» che la discarica non era stata bonificata. E nei confronti del presidente della Triennale era stata contestata anche l'accusa di abuso d'ufficio, perché il costruttore «predisponeva e presentava in data 31/12/2008 agli enti competenti il progetto operativo per la bonifica e la messa in sicurezza dell'area». Una tesi smontata ieri dal giudice, secondo cui non ci sono riscontri alla ricostruzione fatta dalla Procura.

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