Cronaca locale

"Nessuno mi può arrestare". Il baby ladruncolo Bilal sempre in fuga

Bilal, il baby ladruncolo che riesce sempre a scappare dalle comunità in cui viene portato, ha raccontato tutti i suoi viaggi e ammette di continuare a fuggire perché vuole essere libero

"Nessuno mi può arrestare". Il baby ladruncolo Bilal sempre in fuga

Bilal, il baby ladruncolo che riesce sempre a scappare dalle varie comunità in cui viene portato, ha raccontato perché fugge e i viaggi fatti fino a questo momento. Come riportato dal Corriere, il 12enne ha iniziato il suo girovagare per il mondo dal Marocco, precisamente dal porto di Tangeri, per arrivare in Europa. Ai tempi aveva solo 9 anni ma già aveva un carattere bello deciso. Ha passato un anno in Spagna, un altro in Francia, poi in Germania, in Danimarca e in Olanda, dove è stato arrestato per la prima volta.

La fuga

Mercoledì sera Bilal era seduto in Stazione Centrale a Milano, dopo essere sceso da un Frecciarossa partito da Genova, dove era stato portato in comunità. In soli 8 giorni è riuscito a evadere da cinque posti. Di solito riesce a scappare in meno di 24 ore. Dimostra più anni della sua età, almeno sedici, e sulle braccia porta le ferite dei tagli che si era fatto con una bottiglia. Fuma tanto e offre le sigarette a ragazzi più grandi di lui, suoi connazionali. Ha raccontato di essere partito da solo dal Marocco nonostante i suoi genitori non volessero, e che adesso abita con degli amici a Rho. Parla poco l’inglese ma è molto bravo con lo spagnolo, il francese e il tedesco.

Scappa sempre perché non vuole“stare chiuso. Mi piace essere libero, girare. Non ho bisogno di niente”. A quel punto, a riprova di ciò, ha estratto dalle tasche dei contanti:“Non mi credete? Sono 600 euro. C'era un tizio sul treno che dormiva, glieli ho presi”. A suo dire il giorno seguente spedirà 400 euro ai suoi genitori, perché “tutto quello che rubo mi serve per mandare soldi a loro”. Con i soldi restanti si comprerà qualcosa da mangiare, le sigarette, qualche abito. La sua famiglia, come lui stesso ha affermato, non vuole che rubi, ma il fratello maggiore non aiuta in casa e suo papà, che ha superato i 50 anni di età, ha un caffè, ma “quando non riuscirà più a lavorare, come farà la mia famiglia?”.

Ecco perché è a Milano

In soli 3-4 mesi Bilal ha girato il nostro Paese, andando a Roma, Napoli, Torino, Genova, Milano. E Venezia. Sta cercando il suo amico 14enne, Adil, marocchino, che è stato arrestato più di un mese fa e che considera come un fratello. Tanto da affermare di volergli pagare un avvocato per farlo tornare libero: “Aiutatemi a trovarlo, è come mio fratello. Io sono qui a Milano per lui, posso pagargli l'avvocato, posso farmi mandare i soldi dai miei genitori per pagarglielo”. Di soldi ne ha, basti pensare che la tuta che indossa è stata pagata 130 euro. Tutti soldi arrivati da furti, scippi, molti più di quelli noti alle forze dell’ordine. In via Manzoni aveva cercato di rubare un rolex a un turista statunitense. Conosce la legge italiana: “Mi devono lasciare andare, nessuno mi può arrestare”.

“Trovatemi un lavoro, mille euro al mese. Mi bastano e non rubo più”, ma alla sua età non può lavorare in Italia, dovrebbe invece andare a scuola, esperienza già fatta in Marocco dove per una penna ha picchiato un compagno e anche l’insegnante. Non sembra avere paura del futuro, anche perché sa benissimo che “tutti dobbiamo morire, non si può vivere con la paura di morire”. Dopo aver ingurgitato con un sorso di birra due pastiglie di Rivotril, uno psicofarmaco, si è sdraiato sul gradone di una aiuola. Un addetto dell’Amsa, anche lui marocchino, ha spiegato: “Lui è un caso unico. Ne ho visti tanti in strada, mai un ragazzo così sveglio, con una storia così incredibile alle spalle”. Secondo l’operatore, il 12enne ha bisogno di essere salvato, di avere qualcuno che lo sappia guidare e che conquisti la sua fiducia. Resterà in città solo fino a quando il suo amico fraterno, Adil, non verrà liberato.

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