L'inchiesta era stata battezzata dai giornali «Amici del Pdl», e al centro di tutto c'era Franco Nicoli Cristiani, uomo di punta del centrodestra a Brescia: a suo carico la procura della Repubblica aveva formulato l'accusa di violazione alla legge sul finanziamento dei partiti, sostenendo che si era fatto versare contributi sottobanco per 663mila euro. Ma ieri il giudice chiamato a processare Nicoli Cristiani stabilisce che non c'era niente di vero.
E l'ex assessore viene assolto dalla accusa principale. Condanna per il secondo capo di imputazione, relativo alle false comunicazioni rese alla Corte d'appello sulle proprie spese elettorali: sei mesi di carcere, convertiti in 45mila euro di ammenda.
Complessivamente l'indagine aveva preso di mira i versamenti effettuati a Nicoli Cristiani da 35 imprenditori lombardi, avvenuti - secondo le tesi della procura bresciana - in violazione delle norme sui finanziamenti privati a partiti ed esponenti politici.
La notizie della assoluzione di Nicoli Cristiani arriva nelle ore in cui da Milano trapela una svolta nell'ambito dell'altra inchiesta a carico dell'ex assessore. Per la vicenda della discarica di Cappella Cantone, nel cremonese, dove Nicoli Cristiani è sospettato di corruzione, è stato iscritto nel registro degli indagati per il medesimo reato anche Roberto Formigoni.
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