È il giorno dei risultati della maturità. Andrea è davanti ai tabelloni ma non osa quasi farsi largo tra la calca dei compagni. «E se è andata male?» gli pulsa il cuore in gola. Eppure il tema, la tesina, l'orale...no, dai che è andata bene.
Promosso. Il voto è 64 centesimi, ma vale come un cento. Già perché Andrea, studente del liceo artistico di Busto Arsizio, ha alle spalle un percorso ad ostacoli piuttosto complicato. Lui, 18 anni, soffre di dislessia e ha difficoltà a scrivere e prendere appunti. Tuttavia il suo caso, seppur diagnosticato fin dalle scuole medie, non risulta tra i più gravi e quindi al liceo non gli viene affiancato nessun insegnante di sostegno. Deve cavarsela da solo: qualche professore gli va incontro, qualche altro no. Il suo piano di studi personalizzato, tra l'altro, viene avviato solo lo scorso gennaio, con il primo trimestre già chiuso. In classe Andrea si vede pure negare parecchie agevolazioni a cui avrebbe diritto: niente interrogazioni programmate, niente schede riassuntive delle lezioni, niente concessione del 20% di tempo in più per svolgere le verifiche. E quando il piano «su misura» viene approvato dal corpo docenti è ormai troppo tardi: le insufficienze sono tante e piuttosto gravi. Andrea non riesce a stare al passo con i programmi. A tre mesi dalla fine del liceo, sua mamma chiede un colloquio con gli insegnanti ma l'incontro viene negato. Un silenzio che significa solo una cosa: a parlare saranno i quadri di fine anno scolastico e, con tutta probabilità, il ragazzo non sarà nemmeno ammesso alla maturità.
La madre del ragazzo ha i riflessi pronti e non perde tempo. Lo ritira da scuola e lo iscrive a un istituto privato. Mesi duri, di studio sodo e di tensione. Ma alla fine Andrea riesce a recuperare le materie insufficienti e ce la fa. Non solo, agli esami di ammissione alla maturità (scientifica e non più artistica) presenta anche programmi e materie integrative. Alla maturità arriva come privatista e sostiene tutte le prove con coraggio. Se avesse dato retta a chi avrebbe dovuto sostenerlo, avrebbe dovuto ripetere l'anno scolastico.
Una bella rivincita, che non si conclude solo con il voto di maturità ma che si snoda anche in un esposto alla scuola che la famiglia di Andrea intende presentare nella speranza che non accadano più episodi del genere ad altri ragazzi. Nè al liceo artistico di Busto né in altre scuole.
A fare seguito alla telenovela di Andrea è anche l'appello lanciato dall'Associazione italiana dislessia, perché gli istituti provvedano ad arruolare il giusto numero di insegnanti di sostegno e perché soprattutto lo facciano nei tempi giusti.
In Lombardia ci sono infatti 50mila ragazzi che soffrono di dislessia, di cui oltre 6mila a Milano. Ma per loro avere un insegnante di sostegno in tempi ragionevoli non è facile.
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