"Non si getti la croce solo su uno ma serve un bel cambio di rotta"

Il leghista: "Partiti scollegati dal territorio, eletti inadeguati"

"Non si getti la croce solo su uno ma serve un bel cambio di rotta"

Gianmarco Senna, consigliere regionale leghista, come valuta questa settimana di «passione» romana sull'elezione del presidente?

«Un passaggio traumatico, è evidente anche dalle dichiarazioni dei leader. Mi sembra che il centrodestra come ce lo ricordiamo sia saltato. Non è neanche la prima volta che ci sono rotture, ma stavolta è un passaggio epocale, anche se non credo che ci saranno ripercussioni locali».

Il bis di Mattarella?

«La conferma di Mattarella e Draghi, al netto del fatto che possano piacere o no, è una sconfitta della politica. Non certo per lui, ma se devi tornare su una personalità che aveva detto chiaramente e giustamente di voler porre fine alla sua esperienza, se non riesci a trovare in tutta Italia una persona giusta...».

Ci sono stati errori.

«Guardi, non voglio svicolare ma Matteo (Salvini, ndr) è stato l'unico che ci ha provato, magari in modo disordinato. Siamo sicuri che quell'applauso dell'Aula non fosse dovuto al fatto che è passata la nottata ed è garantito un anno di stipendio e pensione? Qui non ci si rende conto che la disaffezione elettorale è altissima. A Milano ha votato il 48%. Per me siamo a una rottura paragonabile all'era Tangentopoli. C'è bisogno di un cambio di paradigma».

Servono partiti diversi?

«Prima c'erano nani e ballerine. Sono rimasti i nani. I leader devono capire che merito e competenza sono fondamentali. Forse, il proporzionale con sbarramento e preferenze garantisce di più nel rapporto con gli elettori. Adesso vanno a Roma e non sai neanche chi ti rappresenta, un blob di eletti che troppo spesso hanno solo la qualità di non avere qualità. I 5 Stelle hanno enfatizzato questo problema, ma anche negli altri partiti ci sono figure inadeguate. Fa accapponare la pelle».

E i problemi certo non mancano, lei presiede la commissione Attività produttive.

«Problemi enormi. Io sono un imprenditore e la situazione è drammatica. A giorni avremo un'audizione sui rincari folli dell'energia. È solo un esempio. Problemi gravissimi ma la gente percepisce la politica come inadeguata e autoreferenziale. Ed ecco gli uomini della Provvidenza. Io ho combattuto la Prima repubblica ma non mi sembra che le cose siano migliorate, anzi...».

Però in Lombardia queste dinamiche e questa crisi lei le vede meno che a livello nazionale?

«Sicuramente sì. A oggi sarebbe da pazzi pensare il contrario. Sarà che la legge elettorale funziona bene.

C'è moltissimo da fare anche qui, ma qui si fa ancora politica, la Lombardia ha investito 4,5 miliardi in ripresa, ha riformato la sanità, insomma si incide ancora. A Roma c'è da chiedersi a cosa serva la politica. Ha appaltato ciò che non è in grado di fare. C'è una totale impotenza».

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