Paolo Grimoldi, segretario lombardo, la Lega è contenta del nuovo governo.
«Sì. Le ragioni, in un momento simile, stanno nel dato assolutamente positivo del ministero a Giorgetti, che ha la ciccia e la possibilità di intervenire per imprese, partite Iva e attività produttive (che tengono in piedi la baracca) e ancora nel ministero per la disabilità, e in quel lavoro che potrà fare Garavaglia al turismo».
Che momento è?
«Lo hanno capito tutti, tranne i 5 stelle forse, che in un momento simile bisogna pensare alle priorità e non alle stupidate. C'è un altro aspetto decisivo: i ministri disastrosi che non ci sono più. Non voglio citare i soliti Bonafede e Azzolina. Cito il meno famoso ma il peggiore: Costa, che ha bloccato le opere pubbliche: l'autostrada della Val Trompia e la Vigevano Malpensa. Hanno fatto di tutto per ritardare la metro Milano-Monza e ci sono riusciti: slitta al 2029».
Si è parlato poco di lui.
«Ma è stato deleterio perché quelle sono opere fondamentali, approvate e finanziate eppure bloccate per ragioni ideologiche. Non avere più un ministro così è decisivo. E spezzo una lancia per la povera De Micheli che ha fatto di tutto, ma davanti a certe prese di posizioni ideologiche da età della pietra ha perso».
Quei nove ministri lombardi la faranno ben sperare».
«Non ho mai fatto distinzione fra ministri del nord e del sud. Spero che il parametro sia il merito e nel 70-80% dei casi credo ci sia. E quasi tutti conoscono il congiuntivo».
Giorgetti e Garavaglia li conosce bene.
«Li conosco da una vita e sono bravi, capaci, conoscono le priorità. Sono certo che faranno benissimo».
Fdi ha fatto una scelta diversa dalla Lega.
«La rispetto, si basa su un elemento che lo merita: la parola al popolo. Anch'io lo avrei preferito ma ci è stato detto a chiare lettere che al voto non saremmo andati. Avevamo due possibilità: andare avanti con un governo come quello, in una crisi drammatica, oppure rimboccarci le maniche. Certo, la perfezione non è di questo mondo, ma rispetto a prima non c'è paragone».
Il premier?
«Draghi ha un profilo di grande valore e ancor prima di muovere un dito ha già ottenuto molto. Lo attestano i dati».
I fondi Ue dove andranno?
«Sviluppo. Discutiamo ma c'è una certezza: non possiamo buttarli in assistenzialismo. Non si incentra una politica industriale sui monopattini. Ma perché queste scelte? Perché non hanno mai lavorato».
La Regione è ripartita?
«La Lombardia nell'ultimo mese e mezzo è stata prima per numero di vaccinati e per efficienza nel fronteggiare l'emergenza. Abbiamo reagito. La Lombardia è ancora il posto in cui le cose funzionano meglio e costano meno».
Fra poco tocca a Milano.
«La buona
notizia, al di là degli accordi che stanno facendo i leader nazionali, è che registriamo un'incredibile adesione di persone che non hanno mai fatto politica. Si avvicinano commercianti, artigiani, operai e mi fa sperare».
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