È nullo il registro comunale per i matrimoni gay contratti all'estero. Il Consiglio di Stato, supremo organo della giustizia amministrativa, ha ribaltato il verdetto del Tar riaprendo, sul piano giuridico e non solo, una questione che resta attualissima. La sentenza dei magistrati amministrativi riguarda il Comune di Roma, è vero, ma almeno dal punto di vista degli effetti politici vale anche a Milano. Dopo la notizia della sentenza, in effetti, sono cominciate a piovere reazioni anche su Palazzo Marino, che nei mesi scorsi aveva deciso di ingaggiare una battaglia aperta a favore delle cosiddette «nozze gay», e contro il ministro degli Interni, Angelino Alfano, che - in mancanza di una norma legislativa - con una circolare aveva chiesto alle prefetture di cancellare dall'anagrafe i matrimoni celebrati in altri Paesi e poi trascritti anche in un registro comunale di Milano, per decisione del sindaco come ufficiale di Stato civile. Pisapia aveva letteralmente sfidato il ministro guardasigilli: «Oggi pomeriggio - aveva scritto anche su facebook un anno fa - ho firmato personalmente, in qualità di ufficiale di Stato Civile, la trascrizione di sette matrimoni tra persone dello stesso sesso che si sono celebrati all'estero».
Alla fine di settembre, poco meno di un mese fa, il Tar aveva accolto la tesi del sindaco, annullando il provvedimento della prefettura che cancellava l'unione contratta all'estero e trascritta a Milano. Ora arriva la sentenza del Consiglio di Stato che ribalta tutto un'altra volta. Al matrimonio in questione, spiegano i giudici, manca un requisito essenziale che deve essere verificato dall'ufficiale che celebra le nozze: la diversità fra i sessi. Anche perché non esiste un «diritto sovranazionale» al matrimonio omosessuale.
L'opposizione, letta la notizia, ha subito chiesto a Palazzo Marino di prenderne atto: «La bastonata ricevuta dal sindaco Marino - ha detto il consigliere della Lega Nord Luca Lepore - si riflette anche sull'attuale sindaco di Milano». «Pisapia e Majorino - ha proseguito Lepore - abbandonino i loro voli pindarici e tornino nel mondo dei mortali cancellando le illecite trascrizioni che hanno fortemente sostenuto e chiedendo scusa a tutti i milanesi». «Un'ennesima figuraccia del sindaco Pisapia e dei suoi sodali - ha concluso - totalmente immersi in materie marginali e inessenziali, ma completamente assenti nei confronti delle vere problematiche che tormentano i cittadini milanesi. «La sinistra di Palazzo Marino in vista della prossima campagna elettorale ha voluto festeggiare lo stesso - ha commentato Matteo Forte riferendosi al momento della sentenza del Tar - ma ora si prende una tegola in testa. Anzi, di più: vede calare una vera e propria pietra tombale sull'amministrazione creativa del sindaco».
«Pisapia ha perso due anni tra apertura di registri, firme, festeggiamenti, dichiarazioni, pareri legali - ha dichiarato Riccardo De Corato di Fratelli d'Italia - E ha fatto una colossale brutta figura col prefetto. Adesso chieda scusa». Ma la sinistra non sembra voler retrocedere. Luca Gibillini (Sel) fa sapere che la battaglia «per l'uguaglianza» prosegue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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