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Nozze on line per coppie gay: «Neutralizzare il matrimonio»

Nozze on line per coppie gay: «Neutralizzare il matrimonio»

Torta nuziale fatta in casa, brindisi e foto. E «viva gli sposi». Alla tradizionale iconografia nuziale non manca proprio niente nel chiostro dell'antico ex convento francescano di via San Barnaba. E non c'è alcun intento provocatorio, non c'è irrisione, è tutto serissimo: «Ormai - dicono - al matrimonio ci crediamo solo noi gay».
Alla società umanitaria si celebrano, via internet, otto matrimoni fra persone dello stesso sesso che - spiegano gli organizzatori - coronano il loro sogno d'amore. A officiare le nozze, collegato in teleconferenza dal Belgio, Olivier Deleuze, sindaco verde di Watermael-Boitsfort (Bruxelles). Testimoni due vip come Alessandro Cecchi Paone e «mister gay».
Neutralizzare il matrimonio. La parola chiave è questa e non teme fraintendimenti Yuri Guaiana, segretario dell'associazione radicale «Certi diritti». «Vogliamo che l'istituto giuridico del matrimonio sia reso neutro rispetto all'orientamento sessuale» spiega. Neutro come la parola «il genitore» che nei moduli per l'iscrizione agli asili comunali prende il posto dei tradizionali padre e madre. Il matrimonio via internet non prevede (ancora) effetti concreti ma il valore simbolico del gesto non sfugge a nessuno. I radicali milanesi fanno parte della maggioranza che governa Milano, hanno promosso una delibera di iniziativa popolare (con 6mila firme) per sostenere l'introduzione del discusso registro comunale delle unioni civili. Ritengono che Milano abbia fatto «un balzo in avanti di notevole portata in due anni» e a Palazzo Marino ora chiedono una cosa sola: l'attuazione del piano anti-discriminazioni, finora inattuato. Hanno promosso questo «Libero matrimonio in libera Europa» insieme a una serie di sigle fra cui la Rete Genitori Rainbow e l'Arcigay «La Salamandra». E hanno invitato anche il sindaco Giuliano Pisapia, che ha fatto cortesemente rispondere i suoi uffici con la rituale formula dei «precedenti impegni». Era stata chiesta - senza alcuna risposta - anche l'ospitalità alla «Casa dei Diritti» di Milano. E non è un caso. «Noi - spiega Guaiana - ci muoviamo su un piano giuridico e il nostro obiettivo è superare la discriminazione ai danni delle persone omosessuali». Discriminazione. Usa proprio questa parola e il suo modello è davvero eloquente: «I leader del movimento per l'emancipazione delle persone di colore negli Stati Uniti». La lotta al segregazionismo, dunque. La convinzione è granitica: le persone omosessuali sarebbero «discriminate» perché non possono accedere all'istituto del matrimonio. E le unioni civili registrate a Milano, anche se fossero previste da una legge dello Stato non basterebbero per questo: nessun diritto - o dovere - deve essere riservato alle coppie eterosessuali (od omosessuali). Compreso l'accesso alle adozioni nazionali e internazionali e alle tecniche di procreazione assistita opportunamente «rivisitate».

Ma, assicurano, non c'è un intento demolitorio della «famiglia tradizionale». E non c'è - garantiscono - un approccio sociologico: «Quelli li lasciamo a comunisti e fascisti» dice il radicale Guaiana, che da liberale-libertario combatte contro «il monopolio» del matrimonio civile.

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