Paola Fucilieri
«Ella vive». La voce di don Edy Cremonesi, al termine dell'omelia sul pulpito della chiesa di Santa Giustina, travalica la commozione di una comunità che piange senza lacrime e si ritrova incredula, ma unita e decisa a combattere, nella «sua» parrocchia. Quella di Marilena Negri, qui ad Affori per tutti «Ella», la vedova 67enne uccisa con una coltellata durante una rapina, giovedì mattina, al parco di Villa Litta, mentre portava a spasso il cane. Da quel momento nessuno l'ha più potuta vedere seduta al solito posto che occupava ogni mattina in fondo a una delle navate laterali, mentre partecipava alla messa delle 8.30, dopo aver portato la sua Beagle Liz al parco.
Ieri la donna uccisa è stata salutata da circa cinquecento persone in chiesa, durante i funerali. Un silenzio fiero ha accompagnato il feretro coperto di rose color crema fino all'ultimo viaggio terreno, verso il cimitero di Lambrate dove la salma è stata cremata.
La vita di Ella si concentrava nelle poche centinaia di metri di questo reticolo di vecchie case a ridosso della chiesa di Santa Giustina e della sua abitazione di via Novaro.
Don Edy, più un amico vero che un prete per l'anziana che con lui condivideva le origini valtellinesi, l'ha incontrata ieri mattina per l'ultima benedizione all'obitorio di piazzale Gorini, insieme ai tre figli della donna, prima delle esequie.
Il sacerdote si rivolge in lacrime ai fedeli, accennando ai «sentimenti che si agitano nel nostro cuore accanto al dolore grande e profondo per questa tragedia, per questo delitto efferato». Quindi, parlando alla famiglia della vedova, e in particolare al figlio Luca, il parroco dice di condividere il dolore terreno di chi sente la fatica di riuscire a pronunciare in occasioni dolorose certe parole di fede. «Concetti riferiti al divino e a cose così grandi che ci sembra impossibile condividerle» spiega il parroco di Santa Giustina.
Don Edy legge anche una lettera, inviatagli domenica da monsignor Mario Delpini. L'arcivescovo di Milano si sofferma sulla «tragedia insensata». E rivolgendosi ai familiari «feriti», li esorta a non «cedere alla tentazione di non sentirsi mai sicuri, di desiderare vendetta».
La «caccia» all'assassino di Ella Negri, forse uno sbandato slavo, intanto non si ferma.
Su di lui gli investigatori della squadra mobile, diretti da Lorenzo Bucossi, sembrano sapere ancora poco. Al punto che non escludono che l'uomo, probabilmente responsabile anche di un'altra rapina e di uno stupro, si sia già allontanato da Milano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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