Il tempo è quasi scaduto. Tra cinque giorni il Coni deve (o dovrebbe) volare a Losanna per ufficializzare la candidatura italiana alle Olimpiadi invernali del 2026, una partita che sta diventando sempre più in discesa visto che ieri anche la giapponese Sapporo, colpita dal recente terremoto, ha deciso di ritirarsi e riprovarci per l'edizione 2030. Restano in campo la canadese Calgary e - si attende conferma - la Svezia con Stoccolma. Dopo il tavolo dei giorni scorsi a Palazzo Chigi, Milano, Torino e Cortina aspettano la proposta definitiva del governo sul dossier condiviso. Dovrebbe arrivare tra lunedì e martedì e ieri il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio ha fatto pressing sul sindaco Beppe Sala che punta i piedi sul nome, a costo di tornare in aula e rimettere ai voti l'adesione. «Abbiamo detto dall'inizio che il progetto sta in piedi se tutte le tre città aderiscono a questo tipo di proposta, se Milano si sfila penso che oggettivamente il progetto cada. Aspettiamo la posizione ufficiale da parte di Milano che ha detto chiaramente di volere un ruolo da capofila. Non dovesse concretizzarsi la candidatura non sarebbe una sconfitta per nessuno - premette Giorgetti -, ma le cose si fanno seriamente, se mancano i presupposti meglio staccare la spina prima di avviare spese inutili». Torna a ribadire che «Milano sarebbe stata la cerniera, se si sfila diventa difficile giustificare due sedi localizzate anche in modo distante». Sala rischia di rimanere con il cerino in mano: se il governo rinuncerà ai Giochi il sindaco Pd si vedrà addossare dagli avversari la colpa - come ha già avvertito il capogruppo e deputato lumbard Alessandro Morelli - «di tenere un atteggiamento da primadonna» o «cercare l'inciampo per far perdere le Olimpiadi all'Italia». Ma anche la sindaca M5S Chiara Appendino che pretende «pari dignità» anche se Torino ha già ospitato i Giochi nel 2006 e non gode della massima fiducia dopo i feriti in piazza San Carlo un anno fa, potrebbe essere chiamata a rispondere politicamente.
Sala torna a lanciare la palla nel campo del governo. Da San Francisco dove si trova per partecipare con altri sindaci del mondo al summit C40 sull'ambiente registra alle 8 del mattino (ora locale) un video e lo pubblica su Facebook. «Vedo che in Italia il tema Olimpiadi è caldo - premette -. Quello che Milano chiede è semplice, siamo convinti che le Olimpiadi si facciano a difesa del brand della città. Rispetto moltissimo la collega Appendino ma quando dice che il tema è la sostenibilità non sono d'accordo, quello è un prerequisito, la gente nel mondo si ricorda di Expo associata al brand Milano». Quindi sul nome non arretra di un passo, «Milano deve essere comunque la prima città indicata nel brand, non è questione di arroganza ma sono 15 mesi che ne discutiamo con il Cio e che il Coni ci dice che Milano sarà la candidata». Il secondo tema è la governance, e questa volta Sala non si intesta la regia: «Mettere insieme teste diverse non è semplice, l'ho vissuto con Expo e si trattava solo di Comune e Regione. Se le Olimpiadi si faranno la società di scopo dovrà essere gestita interamente dal governo, senza la partecipazione delle città sennò si fa casino». Crediamo insiste «nel progetto olimpico ma ci devono essere le condizioni. Se le richieste di Milano sono esaudite bene, se non fossero esaudite ma il governo volesse candidare altre città noi lo dico fin da ora le supporteremo e il livello di polemica sarà zero.
Però guardiamo avanti, ci sono tante altre questioni, siamo qui a parlare di mobilità sostenibile, verde, gestione di rifiuti con un panel importante e con l'ex vicepresidente Usa Al Gore». Come a dire, una volta di più, che l'Italia ha bisogno di Milano per vincere i Giochi. Milano ha il vento in poppa e può permettersi di saltare il giro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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