"Con le Olimpiadi trasformiamo la Lombardia. PalaItalia al Tar? Il Comune si affida ai privati"

Il viceministro Morelli racconta i 7 miliardi di euro e 30 interventi già finanziati

"Con le Olimpiadi trasformiamo la Lombardia. PalaItalia al Tar? Il Comune si affida ai privati"

Dalla svolta «senza bandiere» sull'autonomia, con la convinzione che «entro la fine di questa legislatura il lavoro dei governatori sarà premiato», fino alle regionali lombarde del prossimo anno quando dovrà essere ancora la Lega a dare le carte. Con lo sguardo, però, sempre rivolto al 2026 e alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. Parla il viceministro alle Infrastrutture Alessandro Morelli, convinto che questi Giochi «cambieranno il volto della Lombardia», interessata complessivamente da 30 interventi infrastrutturali da quasi 7 miliardi, già interamente finanziati.

Viceministro Morelli, quindi non sarà solo Milano-Cortina?

«Proprio così. Penso per esempio al Lecchese, dove atterreranno quasi 265 milioni euro per la realizzazione di strade, ponti e gallerie. Collegamenti efficienti che il territorio attende da decenni e che adesso hanno una data di consegna certa. E per le provincie di Como e Sondrio gli stanziamenti non sono da meno, rispettivamente 576 e 309,3 milioni».

Il presidente del Coni Malagò, però, chiede più fondi per pianificare gli interventi.

«Mi sono impegnato affinché, con l'ultima legge di bilancio, fossero stanziati altri 324 milioni di euro per le infrastrutture connesse ai Giochi. Risorse che si aggiungono al miliardo di euro già stanziato nel 2020 e ai circa 11 miliardi di investimenti complessivamente legati alle Olimpiadi. E come ministero delle Infrastrutture, sui contributi, abbiamo fatto la nostra parte».

Quali opere preoccupano di più?

«Non c'è preoccupazione, ma la consapevolezza dell'entità della sfida che abbiamo davanti. Abbiamo individuato otto opere, affidate alla supervisione del commissario Luigi Valerio Sant'Andrea, amministratore delegato della società Infrastrutture Milano-Cortina 2026, che richiedono un'attenzione particolare per la loro complessità. Ci sono delle criticità oggettive, ma si deve arrivare in tempo e l'allarmismo non aiuta».

C'è il rischio di infiltrazioni mafiose nei cantieri?

«L'attenzione è massima e so che la società attiverà quanto prima dei protocolli di legalità con le prefetture dei territori, come quello sottoscritto a Como con Anas e le istituzioni interessate in relazione ai lavori in corso sulla variante di Tremezzina».

Sul PalaItalia pende un ricorso al Tar del gruppo Cabassi. Servirebbero più tutele?

«Sì, ma è bene ricordare che il Comune di Milano ha scelto di lasciare la realizzazione del palazzetto in mano a privati, nell'ambito di una più ampia lottizzazione anche di tipo commerciale. Mi auguro che ognuno faccia la sua parte, così da giungere presto a una soluzione, superare il contenzioso e avviare i lavori. Sarebbe umiliante se Milano si riducesse a elemosinare gare di discipline diverse dall'hockey da altri siti olimpici».

A San Siro la cerimonia di apertura dei Giochi. Sullo stadio che idea si è fatto?

«Il futuro del Meazza è nelle mani del Comune e rispetto le prerogative dell'amministrazione meneghina. Certo, da milanese mi auguro che la decisione di costruire o meno il nuovo stadio arrivi in tempi rapidi. E sarebbe surreale vedere, accanto a quello nuovo in costruzione, un San Siro destinato a essere abbattuto nonostante gli importanti investimenti per conformarsi agli standard del Cio».

Tra un anno il voto in Lombardia. Il candidato del centrodestra lo sceglie ancora Salvini?

«La Lega è il primo partito lombardo, qui abbiamo la nostra classe dirigente migliore. La scelta di un candidato del Carroccio, in accordo con gli alleati, è quindi una conseguenza naturale».

E sull'autonomia a che punto siamo?

«Registro con piacere come il tema, da sempre centrale nella storia della Lega, sia ormai trasversale alle forze politiche. Lo dimostra l'impegno del governatore Bonaccini.

Questa svolta è una necessità concreta dei territori ed è arrivato il momento di dare una risposta: un dovere morale e politico. Credo che prima delle prossime politiche gli sforzi delle Regioni saranno ricompensati. Il potere centrale non può più disattendere le richieste che arrivano dai territori».

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