«Ong usano gli africani» Ismail accusa la Capitana

La somala ex Pd attacca (sfidando gli insulti) «Sea Watch, cinismo sulla pelle dei migranti»

«Gli eroi sono altri. La smetta di giocare al suo personale "game boy" ideologico». Una donna africana e socialista accusa «la Capitana» di fare la sua partita sulla pelle di altri africani. E la sinistra milanese la attacca. E qualcuno le dà della «venduta».

Somala, ex esponente del Pd, rifugiata politica fra le prime in Italia insieme alla sua famiglia, ormai quasi 40 anni fa, Maryan Ismail ha le carte in regola per parlare moralmente da pari a pari a Carola Rackete comandante della «Sea Watch», la nave della Ong su cui sono puntati gli occhi dell'intero Paese, in uno spettacolo mediatico giocato - questa la accusa della Ismail - con troppo cinismo, strumentalizzando i migranti. «Lei rischia una multa, il sequestro della nave e forse un fugace passaggio al "gabbio" - dice Ismail alla Rackete - loro la vita. Provocare una risposta dura con il malcelato auspicio che magari ci scappi il morto non solo non avverrà, ma è da cinici incoscienti».

Maryan lo ha scritto chiaramente, anche in questa occasione: «Non lasciare nessuno in mare è un dovere sacrosanto e mettere in sicurezza un naufrago è un obbligo etico e morale. In questo momento la comandante della Sea Watch sta forzando i confini marittimi italiani per sbarcare a Lampedusa». «Sappia questa signora - ha aggiunto - che nessuno in Italia le sparerà addosso perché i suoi cittadini non permettono azioni di guerra contro persone inerme». «Apparteniamo a un popolo con una cultura e Costituzione umana, rispettosa dei diritti di tutti. Le vite delle persone africane (e non) sono sacre e provocare una risposta dura con il malcelato auspicio che magari ci scappi il morto non solo non avverrà, ma è da cinici incoscienti. La smetta di giocare al suo personale "game boy" ideologico. Se proprio vuole riempire la sua vita di valori importanti vada a sporcarsi le mani nei campi profughi o nelle bidonville più desolate del Continente. Si dia da fare per l'istruzione dei bambini e la salute delle donne povere. Aiuti in loco le persone che scappano dalle guerre, malattie, fame e carestia. Avrebbe l'imbarazzo della scelta nel dove spendere la sua fortuna di donna tedesca, ricca e con il passaporto giusto. Non ci strumentalizzi, che gli eroi sono altri».

Apriti cielo. Un discorso del genere ha suscitato reazioni di sostegno e ammirazione, ma non solo. Non sono mancati gli attacchi, pure quelli personali purtroppo. «Attacchi ideologici - commenta Maryan - ma per me il punto è chiaro, c'è l'Europa che chiude gli occhi. Quando si è trattato della Siria sono stati aperti corridoi umanitari in Germania e in Turchia. Non c'è serietà e lucidità nell'affrontare il fenomeno di questo esodo epocale e la comunità africana non ha voce, non esiste.

Io dico che devono essere salvate le vite, ma un conto è salvare dei naufraghi e un conto è caricare e montare una polemica simile sulla pelle degli africani. È spaventoso che un fenomeno simile venga gestito in modo ideologico e umorale, in un muro contro muro».

AlGia

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