Un intervento tutto sommato di routine che ha avuto una tragica evoluzione. Una donna di 40 anni è morta a causa di una grave emorragia seguita a un raschiamento per un aborto spontaneo. È successo il 12 aprile dello scorso anno all'Istituto clinico Humanitas. Ora la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre ginecologi che hanno effettuato e sono successivamente intervenuti nell'operazione, l'udienza preliminare è fissata per il 10 dicembre.
I medici sono accusati di omicidio colposo. Secondo l'inchiesta condotta dal pm Mauro Clerici, hanno appunto causato «per negligenza o imperizia grave» la morte della paziente, già mamma di una bambina di 4 anni. La donna, impiegata nella sede milanese di Deutsche Bank, aveva avuto un aborto spontaneo tra la settima e l'ottava settimana. Su indicazione della ginecologa di fiducia si era rivolta all'ospedale di Rozzano per il raschiamento. Si tratta di una procedura che viene eseguita in day hospital e che di solito non desta particolari preoccupazioni. Durante l'operazione in anestesia generale però i chirurghi hanno per errore perforato l'utero e causato la lesione dell'arteria uterina. A questo punto, sempre secondo quanto ricostruito dalle indagini e dalla consulenza tecnica, invece di procedere all'isterectomia, hanno provato a fermare il sanguinamento con un trattamento farmacologico e a compensarlo con alcune trasfusioni. L'asportazione dell'utero, che «secondo le buone pratiche clinico-assistenziali» era l'unica scelta «salvavita» in tale situazione d'emergenza, è stata eseguita con l'intervento di altri quattro chirurghi due ore dopo l'inizio della procedura. Troppo tardi, scrivono gli esperti incaricati dalla Procura, per evitare la morte della la 40enne. «Assai concreta, se non addirittura pressoché certa - scrivono i consulenti - (...) avrebbe dovuta essere, sin dal principio, la consapevolezza che la risoluzione del suddetto evento emorragico sarebbe passata dall'isterectomia».
L'inchiesta è nata dalla denuncia del compagno 42enne della vittima, che è parte offesa nel procedimento insieme alla madre di lei. I familiari sono assistiti dagli avvocati Antonio Ferrari e Sergio Vitale. «La paziente - comunica l'ospedale in una nota - è stata sottoposta ad un intervento chirurgico di natura ginecologica. Durante l'intervento si è manifestata una seria complicanza cui è seguita un'improvvisa e inarrestabile emorragia. A nulla sono valsi tutti gli interventi messi in atto dall'équipe chirurgica e il coinvolgimento di tutte le risorse professionali e tecnologiche di Humanitas.
L'ospedale esprime il proprio forte e sincero rammarico per quanto accaduto, nonostante tutti gli sforzi profusi». Toccherà al gup Roberto Crepaldi decidere se rinviare a giudizio i tre medici indagati oppure evitare loro il processo.
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