Cronaca locale

Ora anche la scienza diventa "suprematista" e razzista

All'Università dell'Oregon s'insegna che il "pensiero nero" può aiutare la scienza a essere liberata dalle tradizioni "suprematiste bianche" degli studiosi

Ora anche la scienza diventa "suprematista" e razzista

Gli scienziati dei secoli scorsi erano di pelle bianca e il loro pensiero intriso di convinzioni suprematiste. Purtroppo non è una sparata di un'estremista di Black Lives Matter ma ciò che viene insegnato nelle università statunitensi dove vige il pensiero unico politicamente corretto e postmodernista. Come riportato da Le Point, in un articolo tradotto dal Foglio, a fine maggio, il rettore dell'Università dell'Oregon ha incoraggiato i suoi docenti ad assistere a una conferenza dal titolo eloquente: "Gli scienziati contro la scienza. Razza, genere e anti-intellettualismo nella scienza". Relatrice, una fisica che quale sostiene come il pensiero nero può aiutarci a liberare la scienza dalle tradizioni suprematiste bianche degli scienziati. In buona sostanza, secondo quest'ottica anche il nostro sapere scientifico è influenzato dalla "razza", e dunque è razzista per definizione.

Anche la scienza e la fisica nel mirino degli antirazzisti

Il tutto si basa sul concetto di "empirismo bianco", sviscerato, tra gli altri, da Chanda Prescod-Weinstein, cosmologa e teorica americana, Assistant Professor di Fisica e Astronomia e Membro della Facoltà di Scienze delle Donne e di Genere presso l'Università del New Hampshire. In questo articolo, la studiosa afferma che razza ed etnia hanno un impatto sullo studio della fisica, nonostante l'universalità delle leggi che sostengono la fisica stessa. L'empirismo bianco, osserva, è il fenomeno attraverso il quale solo i bianchi (in particolare gli uomini bianchi) vengono letti e studiati. Questo fenomeno, insiste, si stabilizza attraverso la produzione e il mantenimento di quella che Joseph Martin chiama "asimmetria del prestigio". Essenzialmente, l'empirismo bianco, osserva, implica una predominanza di bianchi, comunità professionale prevalentemente maschile che fallisce selettivamente nell'applicare il metodo scientifico a se stessa mentre utilizza la valutazione "scientifica" per rafforzare le barriere all'ingresso delle donne nere nella fisica. Il pensiero di Weinstein è influenzato da altre studiose femministe e di estrema sinistra le quali sostengono la miriade di modi con cui razza e genere influenzano la prassi sia delle scienze sociali che della ricerca nelle scienze della vita.

La cultura del piagnisteo applicata alla "scienza"

Naturalmente, in questa grottesca prospettiva - posmodernista - tutta incentrata sugli studi di genere e sull'antirazzismo militante, c'è moltissima politica e assolutamente nulla di "scientifico" se non la consueta retorica vittimistica della cultura da pianigsteo, per citare l'illuminante saggio di Robert Hughes. La "scienza", infatti, passa del tutto in secondo piano, completamente delegittimata in quanto scritta - come la storia - da studiosi bianchi (e dunque razzisti per definizione). La cosa più grave, come nota anche Le Point, è che queste sciocchezze razziste non meriterebbero alcun commento, sennonché il rettore dell'Università dell'Oregon questa conferenza non l'ha solo autorizzata, ma anche promossa.

Indicativo di come le università statunitensi siano sempre più piegate all'isteria woke.

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