Lo shopping grandi firme - per chi non è ricco e può permettersi veramente di spendere qualunque cifra senza poi dover fare chissà quali sacrifici - sta cambiando. Si compra ancora (e con grande passione) ma si compra diversamente. E non si mira solo al risparmio. Senza mai trascurare la qualità, si desidera anche e soprattutto fare un buon affare. O comunque, non privarsi di qualcosa di bello, griffato e magari non di vetusta produzione, sviluppando però un atteggiamento diverso verso l'oggetto. Succede soprattutto con gli accessori, in particolare le borse più preziose: ne si acquista una usata, ma in condizioni ottime (vintage) e dopo qualche anno la si rivende. Naturalmente solo allo scopo di acquistarne un'altra subito dopo, altrettanto griffata e altrettanto ben tenuta, con buona soddisfazione del gusto ma anche del portafoglio. Per l'abbigliamento, che cambia molto più rapidamente, si approfitta invece dei saldi, ma senza esagerare: se un capo nel negozio monomarca, anche ribassato al 50 per cento, costa troppo, si passa all'outlet dove, per lo stesso tipo di pezzo, altrettanto pregevole ma magari di un anno fa, si paga una cifra accettabile che, con gli sconti, arriva anche a un quarto della cifra originale.
GLI OUTLET
A Milano Il Salvagente , in via Fratelli Bronzetti 9, è una istituzione. Tanto che, nelle guide straniere più importanti, si indica la fermata delle linee 60 e 62 del bus che si trova proprio davanti all'outlet più «antico» di Milano. Normale che viva molto della sua fama. «Siamo qui dal 1978 - ci spiega Assunta Valente, direttore responsabile del personale e delle vendite -. Una volta ci chiamavano stokkisti, ma la verità è che in città siamo stati i primi ad acquistare le fine serie delle collezioni e che alcune commesse sono qui da 25 anni. Adesso soffriamo la concorrenza degli spacci delle griffe, che un tempo non esistevano. La nostra forza? I prezzi, certo, ma anche la merce divisa per brand e per taglia. E un personale sempre sorridente. Che, in occasione di Expo, non ha esitato a lavorare per tutta la settimana non stop».
La valorizzazione della merce e gli orari aperti (ad agosto hanno chiuso solo il 15) è anche in cima alle priorità di Matia's , l'outlet della famiglia Donati. Che, dal 2004, partendo da un negozietto in via san Marco, ha subito una vera e propria trasformazione diventando un piccolo impero. Ha aperto infatti un negozio in piazza Mirabello 4, allargatosi via via con il passare degli anni, fino all'inaugurazione di altri tre punti: in corso Magenta 12, in via Balzan 3 (dedicato esclusivamente al bambino) e, da dicembre 2015, in corso Venezia 37 (angolo via Boschetti). Un negozio, quest'ultimo, con una posizione strategica, dove la clientela è prevalentemente straniera.
«I saldi del 30 per cento non si sono rivelati appetitosi, ma davanti al successo del 50 per cento capisci come la gente, negli ultimi anni, si sia come risvegliata da una sorta di torpore» spiega la responsabile, Carmen Ninnolo. Ed entra nel dettaglio: «In questa zona troviamo anche residenti che ci dicono, senza mezzi termini che, pur apprezzandoci, non verranno mai a comprare da noi. E non perché la merce non è quella dell'ultima collezione che trovano invece in negozio e sono disposti a pagare a prezzo pieno, ma per un'altra ragione: alle clienti le grandi griffe, con le loro boutique esclusive, offrono trattamenti speciali che noi non potremmo mai permetterci, come portare loro gli abiti da provare a casa affinché li possano provare nella tranquillità del loro guardaroba personale. La nostra clientela ama lo stesso brand dell'élite, ma non può permettersi di pagare le medesime cifre. Una signora è venuta da noi dopo aver trovato un paio di bermuda in saldo al 50 per cento in una boutique del Quadrilatero a 300 euro. “Da voi ne trovo un altro paio non identici, ma della stessa griffe, che costano 120 euro. Una somma che spendo volentieri“ mi ha detto. Ecco: è l'idea dell'affare, oltre che quella del risparmio, che piace. Noi lasciamo sul capo i prezzi originali della griffe e poi segnaliamo gli ulteriori ribassi affinché la clientela comprenda i vari passaggi e colga l'opportunità. Così quando riescono a portarsi via a 300 euro un pezzo che in origine ne costava 1200 siamo contenti tutti, noi e loro».
IL VINTAGE
Per Roberta e Roberto Consolini, 20 anni nel mondo dell'editoria e del design d'arredamento, all'inizio il vintage era poco più di un hobby, uno svago. «Abbiamo cominciato frequentando i mercatini dell'antiquariato dieci anni fa, nel fine settimana, appassionandoci alla gioielleria inglese. Uno sfizio che ci aveva catturato durante i nostri frequenti viaggi - racconta Roberta -. Poi siamo passati al vintage, partendo dai foulard di Hermès fino a tutti gli oggetti di qualità, scelti, solo ed esclusivamente in ottime condizioni. All'estero sono più avanti di noi. Considerano una borsa griffata come un'auto di qualità che si tiene 3-4 anni e poi si rivende. In Italia siamo molto più attaccati agli oggetti, riempiamo gli armadi di cose inutili e quando dobbiamo disfarci di qualcosa pensiamo al triste meccanismo del Monte di Pietà: vendere per necessità. Invece altrove si compra già con l'idea di rivendere per un oggetto diverso. Così, visto che il mondo del vintage è in grande espansione, abbiamo ridotto lo spazio dedicato ai gioielli. E ci siamo buttati, oltre che sui foulard, sulle borse preziose, in particolare Chanel e Hermès delle quali, naturalmente, facciamo valutare l'originalità: se un pezzo è importante devi sapere sempre a chi rivolgerti per farlo valutare e non scadere nell'incompetenza e nella superficialità».
Oggi Mania Vintage non è solo un negozietto milanese in via Fratelli Bronzetti 11, ma un negozio a Forte dei Marmi in viale Morin 6, un corner nella chicchissima Pesaro, in corso XI settembre e, naturalmente, il sito www.maniavintage.it e il profilo Facebook con i quali arrivano in tutto il mondo. Senza contare che i Consolini, con il loro grande stand, frequentano fiere di settore come quella di Parma. Dove i loro foulard di Hermès - lavati, controllati, schedati per epoca, con la data esatta di produzione, vanno alla grande.
«La differenza la fanno, come per l'antiquariato, le condizioni dell'oggetto - conclude Roberta Consolini -. I prezzi del lusso salgono del 10-20 per cento l'anno e per questo il discorso del vintage diventa più interessante. La nostra clientela quindi va da coloro che possono permettersi un discorso di collezionismo a una fascia medio-alta, che cerca la qualità, modelli usciti di produzione».
Anche le sorelle Eleonora e Beatrice Coviello nel loro delizioso negozio in Foro Bonaparte 67, Les Petits Plaisirs comprano e vendono vintage. Un'attività recente, nata dalla passione per le borse firmate. «In questi giorni ci è arrivata una borsa arancione di Hermès ancora con il cartellino, regalata a una signora che desiderava un colore molto più sobrio e così l'ha rivenduta a noi - spiega Eleonora -, ma trattiamo anche bigiotteria, accessori, scarpe (quelle nuove) e qualche capo, se capita, come i tailleur di Chanel».
La clientela di Les Petits Plaisirs, attratta anche dal sito internet e dal profilo Facebook, si divide principalmente in due tipologie. «C'è l'impiegata, la donna normale, magari con un figlio, che chiede la borsa di gusto, griffata, ma pratica, e non può spendere più di 300 euro - prosegue Beatrice - . Poi si passa all'élite, disposta a sborsare molto di più, ma magari non a mettersi in lista d'attesa in boutique dove innanzitutto devi essere una cliente e aspetti mesi e mesi che ti venga “concessa“ una borsa che, ogni anno, costa almeno il 20 per cento in più perché il prezzo del lusso è costantemente in aumento. Ci sono borse iconiche che in negozio costano anche 8mila800 euro? Ecco: da noi i clienti sanno che, per lo stesso articolo, spenderanno almeno 1500 euro in meno».
IL CASO DEI CONCEPT STORE
Nino Rindone, che due anni fa ha rilevato l'outlet Vestistock di piazzale Lavater, anch'esso «storico» a Milano, ha deciso invece di fare per l'abbigliamento quello che Oscar Farinetti, ideatore di «EatItaly», ha realizzato per il cibo. E con il suo negozio M Collective di viale Regina Giovanna 1 (angolo corso Buenos Aires), inaugurato a maggio, ha creato una piattaforma innovativa per uno spazio espositivo all'avanguardia. «La maglieria toscana, la seta comasca, i tessuti campani...Insomma, abbiamo deciso di scegliere il meglio del Lifestyle made in Italy senza limitarci all'abbigliamento, ma pensando anche ai profumi, agli aromi per la casa, ai fiori e persino al food. Trattiamo solo ed esclusivamente produzioni di altissima qualità, ma che non si fregiano di un nome importante, non hanno un brand. Pensate che i nostri capi in pelle sono realizzati da un ditta sconosciuta ai più ma che fornisce la materia prima a una notissima griffe italiana e internazionale».
Rindone ha quindi messo in piedi un accordo con stilisti, blogger e opinion leader per realizzare una performance unica a Milano.
«Il capo esposto da noi, se avvicinato a degli schermi che teniamo in negozio, dice tutto di sé: materiale, provenienza, tempi di lavorazione, peculiarità del prodotto. Quindi, sempre dallo schermo, viene fornito anche il suggerimento di un outfit, si spiega cioè con cosa quel pezzo potrebbe essere abbinato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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