Ora gli spacciatori sorpresi in casa non vanno in cella

Chi viene beccato a vendere droga nella sua abitazione va automaticamente ai domiciliari. E tutto ricomincia

Ora gli spacciatori sorpresi in casa non vanno in cella

Dal primo gennaio di quest'anno fino all'altro ieri hanno messo a segno 490 arresti, tra spacciatori e borseggiatori. Liberi da tutte le implicazioni della divisa, spesso a bordo di moto, apparentemente spregiudicati e spesso caratterizzati da un look che può andare dal grunge al trasandato puro fino all'alternativo molto estroverso, i 60 componenti delle cinque squadre di giovani poliziotti (tre delle quali si dedicano solo ed esclusivamente allo spaccio della droga in strada, tra Milano e l'hinterland) della sesta sezione «criminalità diffusa» della squadra mobile di Milano rappresentano nell'immaginario quello che in genere ci piace chiamare «sbirro». In realtà loro sono sicuramente quelli «sul pezzo» ogni giorno. E questo non significa che i loro colleghi lavorino di meno, no. Tuttavia questo ruolo on the road dalla 7 del mattino fino, quando capita, anche oltre le tre di notte, facendo dell'attività di repressione dei fenomeni criminali di strada il loro pane quotidiano, determina anche una sorta di «scuola» a tempo pieno su chi, come, dove e in che modo si spaccia e si rapina a Milano. E, va da sé, su come si combattono questi fenomeni di microcriminalità, quelli che più infastidiscono la gente nella vita quotidiana. Come lo strappo di una collanina, il colpo al supermercato o in farmacia in prossimità dell'orario di chiusura, lo scippo del Rolex. Reati per i quali intervengono spesso i «Falchi» della sesta sezione, 4 poliziotti in borghese in servizio la mattina in moto e altri 4 nel pomeriggio. «Impegnati in un'impresa difficilissima: cogliere il malvivente nella flagranza del reato, in modo che, in seguito, la pena sia più efficaci» spiega Luca Izzo, 31 anni, di origine casertana. Che ci racconta con orgoglio come i suoi ragazzi, in questi mesi, abbiano arrestato per furto aggravato oltre un centinaio di balordi perlopiù per borseggi di portafogli sui mezzi pubblici e nei negozi, ma anche per la truffa della «ruota bucata» e fatti simili.

Gli stupefacenti, lo spaccio in strada e nelle campagne adiacenti la città (dove la droga si nasconde meglio e si fanno più affari) rappresenta però il vero, infinito problema. Tuttavia, visto il sovraffollamento delle carceri, ora ci si è messa anche la legge 117 del 2014. E chi viene sorpreso a spacciare in casa, non si fa un'ora di cella, ma viene messo automaticamente ai domiciliari. Solo per i reati ad elevata pericolosità sociale (fra cui lo stalking e i delitti di mafia e terrorismo) infatti il magistrato, che si limita ad applicare la normativa, dispone la custodia cautelare in carcere. Ed ecco che il pusher sconta la pena tra le mura di casa. Dove potrebbe, adottando gli opportuni accorgimenti, rimettersi a spacciare.

Il dirigente della squadra mobile Alessandro Giuliano ci tiene a sottolineare che c'è spaccio e spaccio: «Quello ad alto livello, a Milano, è sempre gestito dagli albanesi. Che perlopiù vendono eroina e per strada non ci stanno mai». E per fortuna che ultimamente gli albanesi arrestati per spaccio sono in aumento. Per strada, a vendere l'ero (reciclatasi attraverso i vari modi, devastanti, in cui viene assunta: fumata e sniffata) ci stanno marocchini e italiani; tunisini, gambesi, senegalesi e centrafricani si muovono nella zona della movida e offrono cocaina (una dose da 0.5 grammi, la classica «pallina», costa 50 euro) e marijuana. In stazione Centrale si trovano ancora eroina e cocaina, spesso di pessima qualità. «Certo non si arricchiscono, sono mezzi disperati - spiega Izzo -.

Chi fa più soldi con questo commercio e davvero vive dello spaccio, sono coloro che smerciano droga nei capannoni a ridosso delle zone periferiche di via Padova, la zona di Rogoredo e via Ripamonti e nell'hinterland, dove i controlli, sono meno pressanti».

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