Orari liberi, allarme per la movida I locali: «No a ordinanze comunali»

Orari liberi, allarme per la movida I locali: «No a ordinanze comunali»

Il decreto Salva Italia sulle liberalizzazioni degli orari dei negozi e delle aperture 24 ore su 24 sta creando un vero e proprio corto circuito in città. Con il Comune che vede tra le pieghe del testo l’allarme per la movida selvaggia e i gestori dei locali dall’altra parte che temono che Palazzo Marino ricorra alle ordinanze per riportare la quiete in quartieri bollenti. Se Milano e la Lombardia che ha promosso il ricorso stanno aspettando la sentenza della Corte Costituzionale attesa per giugno, il decreto sulle liberalizzazioni è già operativo. Chiunque decida di rimanere aperto la domenica o con orari prolungati la sera o tutta la notte, può già farlo, deve solo limitarsi a comunicare all’amministrazione il nuovo orario.
Ma «nella pratica il decreto in città è già superato» osservano in coro Giorgio Montingelli dell’Unione del Commercio e Alfredo Zini, vicepresidente di Epam, l’associazione milanese dei pubblici esercizi. Nessuno in città - stando alle informazioni in mano agli uffici dell’assessorato al Commercio - tranne la grande distribuzione, che «gioca» solo sulle aperture domenicali, può permettersi di rimanere aperto la notte e quindi è difficile immaginare che la situazione possa cambiare in futuro». Diciamo però che secondo le previsioni degli uffici il «pericolo» sono bar e locali delle zone della movida - Arco della Pace, Sempione, Navigli, Brera, Corso Como, Ticinese e Colonne di San Lorenzo - si preparino a fare gli straordinari con l’arrivo della bella stagione. Impossibile a quel punto per gli amministratori tenere a bada il popolo della notte con i problemi che tradizionalmente porta con sé, degrado, schiamazzi, risse, straordinari per i vigili e pulizia intensiva delle strade. Un bell’impegno. Per non parlare delle proteste furibonde dei residenti che ogni anno rivendicano il loro diritto al riposo e al decoro. Unica scappatoia per i sindaci le ordinanze che devono essere motivate da motivi stringenti di ordine pubblico. «Non sarà così semplice per i sindaci - spiegano dall’assessorato - emanare ordinanze coprifuoco o anticipare la chiusura dei locali nelle zone pedonali, l’unica possibilità è rappresentata dall’impatto acustico, ma questo vale per la musica e non per gli schiamazzi, o per comprovati motivi di ordine pubblico». Non la pensano così i gestori dei locali, che contrari alle liberalizzazioni, invocano un auto- coordinamento. «L’unico antidoto alle aperture selvagge, soprattutto in zone e quartieri già congestionati, è un nuovo regolamento per la concessione di nuove licenze: il rischio - spiega Alfredo Zini (nella foto) - è che nascano problemi di ordine pubblico. Questo presterebbe il fianco alle ordinanze del sindaco». Eppure non sembra che questa giunta abbia valutato positivamente i coprifuoco firmati da Letizia Moratti: «Ma è la stessa giunta che la scorsa estate anticipò di mezz’ora la chiusura dei bar alle Colonne per contrastare il fenomeno. La legge pone già dei limiti alle nuove licenze per motivi di impatto ambientale».

Gestori di bar e ristoranti, che non hanno approfittato del decreto Salva Italia «perché insostenibile economicamente» auspicano accordi tra la categoria e il Comune perché si stabiliscano dei limiti alle aperture notturne. «Noi ci impegniamo a chiudere a una certa ora - spiega Zini -, per evitare chiusure anticipate del singolo, ma il Comune ci deve garantire che non emanerà ordinanze»

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