Ortomercato, crisi e flop immobiliari

Sogemi ha ridotto del 38% del giro d'affari. Ma possiede 7.500 metri quadri di edifici sfitti o a canoni fuori mercato

Daniela Uva

Dal 2012 a oggi l'Ortomercato ha perso il 38% del suo volume di affari. Una perdita enorme dovuta, in parte, alla congiuntura negativa del settore ortofrutticolo, che dal Duemila al 2014 ha visto ridurre i consumi in tutta Italia del 14 per cento. Il deficit è andato crescendo nel tempo: meno 12% nel 2013, meno 34% nel 2014 e meno 38% lo scorso anno. A fronte di questa costante emorragia di denaro, sono tantissimi gli edifici che Sogemi la società che gestisce il mercato milanese non riesce ancora a mettere a reddito. Utilizzandoli in modo adeguato potrebbe recuperare una parte delle perdite, invece al momento tutto è fermo.

Così mentre il centro sociale Macao continua a occupare abusivamente una palazzina liberty di viale Molise, sono in totale 7.500 i metri quadri di questi edifici storici dimenticati o affittati a canoni inferiori rispetto a quelli di mercato. La stessa Sogemi ha calcolato quanto sarebbe necessario spendere per ristrutturarli: si tratta di tre milioni 750mila euro al momento difficili da reperire. Abbandonati sono anche altri 11mila metri quadri all'interno del grattacielo di palazzo Affari il costo della ristrutturazione si aggira su 5 milioni 500mila euro - così come 13mila metri quadri presenti al primo piano del fabbricato frigorifero del mercato ortofrutticolo (occorrerebbero due milioni di euro per renderlo di nuovo agibile). «Siamo consapevoli della necessità di far fruttare e restituire alla città questi spazi spiega l'amministratore unico di Sogemi, Paolo Zinna -. Va comunque ricordato che questi immobili sono sottoposti a un vincolo che riguarda la loro destinazione d'uso, e che sarebbe necessario comunque pensare ad attività che stimolino il giro d'affari del mercato stesso».

Se i conti di Sogemi non tornano, però, la colpa è anche del costo del lavoro. «È elevatissimo conferma il neo dirigente -. Abbiamo attualmente 46 lavoratori, che ci costano in media 72mila euro a testa ogni anno. Più di quanto avvenga in un'azienda informatica. Questo succede perché 32 persone hanno più di 50 anni, sono state assunte durante gli anni Ottanta e quindi il loro contratto è molto oneroso». Per questo uno degli obiettivi della società è razionalizzare i costi. Su questo punto non ha dubbi il consigliere di Forza Italia Fabrizio De Pasquale: «Siamo certi che le attività che si svolgono in alcuni immobili di proprietà di Sogemi siano davvero redditizie? si chiede - In occasione del Salone del mobile è stato aperto un nuovo hotel, ma a me risulta che la burocrazia sia talmente complessa da rendere difficili operazioni simili. Inoltre c'è la palazzina occupata da Macao: è necessario che la società vada oltre la semplice richiesta di sgombero presentata alla Prefettura». Ma c'è un altro nodo che preoccupa l'opposizione. Entro un mese e mezzo, quindi a ridosso delle elezioni Comunali, è prevista l'approvazione del bilancio di Sogemi e la nomina del Consiglio di amministrazione, organo collegiale formato da tre o cinque membri destinato a prendere il posto di Zinna. Se il programma dovesse restare invariato, a nominarlo sarà il sindaco uscente Pisapia.

«Ci sembra assurdo che un primo cittadino che non governa più si arroghi il diritto di nominare l'organo amministrativo del più importante mercato della città conclude il capogruppo della Lega Nord Alessandro Morelli -. Se il Comune non tornerà indietro su questo punto metteremo in campo una protesta ufficiale».

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