Papa Francesco

Papa Francesco

Caro vescovo Angelo,
il giorno dopo siamo felici di sapere che tornerà subito a casa. Già, perché Milano è la sua casa e noi avevamo avuto paura che Roma la portasse via dopo così poco tempo dal suo arrivo, quando non siamo ancora riusciti a conoscerci come sarebbe bello conoscersi, un pastore e le sue pecorelle.
Diciamo la verità, Eminenza, come più volte ci ha detto lei stesso, ha un carattere un po' difficile. Lo abbiamo letto anche negli articoli che l'hanno raccontata a tutta Italia e al mondo come il più papabile dei papabili. Ma noi donne non ci lasciamo impressionare dalle apparenze. Così quei modi un po' burberi non sono riusciti a spaventarci.
Anzi, ci hanno interrogato su quanto sia dura essere il vescovo
di una città come Milano. E poi ci danno un'impressione di ordine e chiarezza che, in questi tempi di confusione imperante, non ci dispiace.
Abbiamo bisogno di lei. E il passo indietro per lasciar passare Papa Francesco ci rende orgogliosi di una scelta che speriamo abbia compiuto pensando anche a noi, come noi abbiamo sempre pensato a lei in questi giorni di Conclave. Speranza e paura, senza riuscire a capire bene quale delle due fosse più forte. Speranza di vedere il nostro arcivescovo affacciarsi da quella finestra in piazza San Pietro, paura di non rivederla per la Settimana Santa in Duomo.
Abbiamo appena iniziato ad ascoltare le sue lezioni di fede. L'abc distillato per noi diventati un po' ignoranti sulla Trinità, la felicità, l'amore, la resurrezione dai morti, noi che siamo battezzati ma a volte fatichiamo a spiegare che cosa sia la Pasqua. E poi ci ripete la parola Cristo così tante volte che ci capita di ripensare a Lui quando siamo da soli e dobbiamo confessarle, a lei possiamo dirlo, che a molti di noi non accadeva da tempo.
Ci piace che ami e rispetti la liturgia. Ci ha invitato all'Eucaristia così tante volte che sembra quasi sgarbato non venire a vedere in Duomo, però se la Messa fosse più lunga non credo che saremmo già capaci di restare. Un altro richiamo all'essenziale?
Siamo ancora all'inizio. Non è stato lei, Eminenza, a mandarci una lettera in cui ci invita a pregare con una formula facile facile presa dal Vangelo: «Credo, Signore, Tu aiuta la mia incredulità»? Abbiamo appena imparato a ripeterla. Ci è piaciuta la sua insistenza sulla preghiera e i sacramenti, la Confessione e la Comunione, che forse ci sembravano cose da bambini. Le siamo grati anche perché onora i suoi predecessori. L'abbiamo vista inginocchiata sul corpo mortale del cardinal Martini. E abbiamo molto apprezzato che abbia subito rilanciato il Fondo voluto dal cardinal Tettamanzi per aiutare i poveri della nostra città. Ma siamo sicuri che è solo l'inizio.

Desideriamo dividere con lei un lungo tratto di strada. Siamo contenti che sia di nuovo qui. Adesso qualcuno dice che lei diventerà segretario di Stato. Possiamo chiederle di pregare il Signore che la lasci restare con noi?

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