Pasqua, pranzo da 40 milioni ma la crisi mette tutti a dieta

Al di là delle polemiche sull'agnello sì-agnello no, quest'anno il pranzo di Pasqua sarà un po' più contenuto. Ed economico. La crisi mette a dieta i milanesi che risparmiano il 5% sulla spesa rispetto agli altri anni e dimostrano di stare più attenti rispetto al resto d'Italia dove la riduzione delle spese ammonta ad appena il 2%.
Tuttavia i milanesi non rinunciano alla tradizione e, tra uova, colombe e leccornie varie spenderanno qualcosa come 40 milioni di euro.
Per le pasticcerie le vendite rispetto a un giorno normale aumentano del 20%. Non mancherà in tavola la colomba, il prodotto più scelto per quasi il 40% degli operatori alimentari che supera come dolce tipico l'uovo di cioccolato, tra i più scelti secondo un operatore su sette. Tra le carni l'agnello, il prodotto più scelto per un operatore su tre, supera il capretto preferito per uno su otto. Emerge da un'indagine della Camera di commercio di Milano: il criterio di scelta è il prezzo per uno su tre, la qualità artigianale per il 30% e infine la sorpresa nell'uovo o la marca.
Un operatore su dieci organizza poi una lotteria che mette in palio uova di cioccolato.
A Milano si spenderà molto meno, ma c'è un 22% che spenderà di più. In Italia spenderanno meno il 14%, molto meno il 38% e di più il 35%. Sui social media si parla più di uovo e di sorprese in Italia, quattro volte tanto la colomba mentre a Milano la colomba è al centro del dibattito quasi quanto l'uovo (circa 40% contro circa 60% dei tweet dedicati a Milano e quasi 80% contro circa 20% in Italia).
«Le vendite di agnello e capretto - spiega Giorgio Pellegrini, presidente dell'associazione milanese dei macellai - sono stabili rispetto allo scorso anno. Non esiste più la prenotazione: c'è invece la corsa all'acquisto all'ultimo minuto. All'interno delle macellerie milanesi il prodotto dà garanzie al consumatore: le provenienze per i pezzi di maggior qualità sono principalmente da Toscana e Sardegna».
Se a tavola si fa qualche strappo, alle vacanze si rinuncia: aumenta il numero dei milanesi che trascorreranno le ferie di Pasqua in città. Il conto è presto fatto: un'impresa su tre, soprattutto fra quelle piccole e medie, è stata costretta a fare ricorso alla cassa integrazione nei primi tre mesi dell'anno. Tra stipendi ridotti e licenziamenti, i bilanci famigliari risentono del periodaccio. Le pmi delle province di Milano, Monza, Lodi, Pavia e Bergamo, che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione sono pari al 30% del totale dell'intero 2012. Oltre 890mila le ore di cassa per quasi duemila lavoratori interessati. «Se a dicembre, gli imprenditori hanno chiuso l'anno con segno meno - commenta Paolo Galassi, presidente Confapi - il primo trimestre del 2013 non è certo caratterizzato da una diminuzione delle difficoltà vissute dalle pmi manifatturiere. Anzi, i dati evidenziano un peggioramento della situazione».
Chi parte, va via per pochi giorni e lo fa all'insegna del risparmio.

Magari scegliendo la formula dell'agriturismo per una sola notte o soltanto per gustare «in campagna» prodotti genuini e piatti caratteristici. La forza del «cambiare aria», anche soltanto per poche ore, diventa decisiva. Si punta al massimo rendimento col minimo investimento.

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