Il Pd nega il voto a 13mila milanesi E prova a cacciare l'uomo di Renzi

(..) Il caso ha scatenato la protesta dei renziani e ha assunto una dimensione nazionale. L'insurrezione correva sul filo: «L'espulsione è una follia, qualcuno ha perso la testa». A sedare gli animi, l'intervento da Roma di Nicola Stumpo: il coordinatore nazionale delle primarie ha chiesto di bloccare il provvedimento e il segretario metropolitano del Pd, Roberto, Cornelli, ha dato una mano a risolvere la questione. Ma le ferite restano aperte.
«Non buttiamola in rissa» l'invito di Renzi dal Barrio's, che dal Frecciarossa aveva twittato un invito a Pierluigi Bersani a trovarsi davanti a un caffè, visto che erano tutti e due a Milano per chiudere la campagna elettorale (anche Bersani in un centro giovanile, la Casa di Alex, a Niguarda). Ma il giovane sfidante non ha rinunciato al combattimento e così ha esortato a presentarsi comunque ai seggi tutti coloro che hanno tentato di registrarsi per il voto ma non hanno ricevuto risposta dai comitati. Insomma, lo scontro sulle regole è tutt'altro che archiviato. E Renzi osserva: «È difficile dire agli elettori che non possono votare per le primarie e poi andare a chiedere agli stessi elettori il voto per le politiche...».
Un altro caso aperto sono i tesserati ai partiti del centrosinistra che non potranno votare, se sono stati assenti alla chiamata del primo turno. Per un esempio noto e clamoroso, il tesserato del Pd Nando Dalla Chiesa, abbondano gli sconosciuti rimbalzati. Si fa loro portavoce Dalla Chiesa: «Si rasenta il ridicolo. Prima con le liste bloccate hanno tolto l'elettorato passivo, cioè la possibilità di essere candidati, adesso vogliono togliere anche l'elettorato attivo, ovvero la possibilità di votare».
Il divieto di votare ai tesserati è secondo lui un aspetto di particolare gravità: «È come se il sindaco di Milano dicesse ai cittadini milanesi che se non votano al primo turno, non possono votare neppure al ballottaggio». Solleva anche una questione di privacy aperta dalla giustificazione richiesta dai partiti per accettare gli elettori assenti: «Chiedere una spiegazione comporta una violazione della privacy, eppure sono richieste prove di gravi motivi di salute o di lavoro». Ma lei perché non aveva votato? «Per ragioni di coscienza. Nessuno dei due candidati aveva parlato di mafia, camorra e 'ndrangheta. Allora ho detto: per protesta non vado al primo turno. Ma mai avrei pensato che togliessero a un tesserato il diritto di votare. Non faccio ricorso, ma una pubblica denuncia sì».

Ultima curiosità: chi ha perso il suo voto? Dalla Chiesa assicura di far parte della platea degli indecisi: «Avrei scelto all'ultimo momento. Non ho ancora risposto alla domanda: è più pericoloso il salto nel buio o la continuità?».

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