Il Pd si pente e sogna la festa nella piazza che non voleva

Altroché Baffone, contrordine compagni. «Un simbolo di modernità», dipinge piazza Gae Aulenti il segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati. Il cuore che pulsa dei grattacieli Porta Nuova griffati Hines, dove racconta al Corriere di voler organizzare la Festa dell'Unità. Che non sarà più Festa democratica, ma ritrova il suo antico nome e nel 2015 torna a Milano, anche se nel frattempo l' Unità giornale gli stessi compagni l'hanno «uccisa». Basta salamelle, ma eleganti dibattiti in mezzo alle griffe che vendono scarpe care come un buon stipendio. Centomila euro, si dice, il costo dell'operazione. Povero Gramsci che fondando il giornale il 12 settembre del 1923 propose come titolo «l'Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai». Dalle fabbriche alle archistar, la svolta del renzismo rampante. E povero Feltrinelli il cui nome già s'accende nell'insegna sotto il gigante Unicredit. Una mega banca sopra i suoi libri. Che gran confusione regna a sinistra.

Si ribella Riccardo De Corato. «Mi chiedo se Bussolati sia stato sulla luna. Dopo la battaglia del suo partito contro quel piano di sviluppo, oggi vuole farci la Festa dell'Unità». Una dimostrazione di «quanto strumentali e ideologiche fossero le polemiche» contro quel progetto della giunta Albertini di cui De Corato era vicesindaco. «Gli amici di Bussolati avevano sparato cannonate, inveito contro lo sventramento del quartiere Isola.

Dipinto edifici diroccati e aree avvolte dal degrado come beni di pregio storico, ostacolando un piano di riqualificazione». Con le parole dell'oggi assessore Majorino per cui «quelle opere erano sostenute “dalla logica del cemento”». E gli esposti alla procura di Milly Moratti. Tutto passato. E dimenticato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica