Continua la trattativa tra Lega e Pdl per correre uniti a sostegno della candidatura di Roberto Maroni e anche a Roma. Ieri un tavolo tecnico tra i due partiti ha affrontato nel concreto i possibili punti comuni dei programmi lombardo e romano. Tra i presenti per il Pdl l'ex ministro economico Paolo Romani e l'ex sottosegretario all'Economia, Luigi Casero, esperto di temi fiscali del partito, e dall'altra parte il leghista Giancarlo Giorgetti.
La Lega insiste sul 75% delle tasse da trattenere in Lombardia. Matteo Salvini ribadisce: «Per noi è fondamentale l'impegno chiaro del Pdl su questo tema». Ma il segretario lombardo del Carroccio è più possibilista del solito. In un'intervista alla Padania di ieri non esclude affatto una «schiarita nei rapporti» e un «riavvicinamento» tra il suo partito e il Pdl. E parla di un'«alleanza» sia a livello nazionale che regionale.
La trattativa procede sia in Lombardia che per il Parlamento. L'obiettivo è che un accordo si possa chiudere nel week end o al massimo entro martedì prossimo, quando si riunirà il consiglio federale della Lega (che comunque ha già dato mandato pieno a Maroni). Nel Pdl comunque la dead line è considerata il 12 gennaio, quando scadranno i termini per la presentazione delle liste nazionali: l'intenzione è che l'intesa sia definita nero su bianco e in modo incontrovertibile su entrambe le scacchiere. Silvio Berlusconi ha chiarito ancora una volta di non fare difficoltà sulla sua persona e che un accordo si può sottoscrivere anche senza l'indicazione del leader del Pdl come candidato premier.
Resta il tema Roberto Formigoni. Per il momento la sintonia ufficiale tra il presidente della Regione e il suo aspirante successore leghista è stata ritrovata sui cori razzisti contro i giocatori neri del Milan. «Una vergogna» ha tuonato Maroni. Indignazione pienamente condivisa da Formigoni.
«L'appoggio di Formigoni? Dovrebbe rimanere» dice con meno convinzione del passato l'ex sindaco Gabriele Albertini durante un'intervista al Tgcom24.
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