Penati fa il leghista: «Federalismo fiscale»

L’appello a Prodi: «Le tasse dei milanesi restino sul territorio»

«Le tasse dei milanesi devono restare a Milano». A dirlo non è Umberto Bossi, il senatùr duro e puro imbufalito il giorno dopo la sconfitta al referendum. E nemmeno il governatore di Lombardia Roberto Formigoni che del federalismo fiscale ha da sempre fatto il suo cavallo di battaglia. Le virgolette sono del presidente della Provincia, il ds doc Filippo Penati. È lui, che il referendum l’ha vinto, a spingere perché le riforme non si devono fermare. Sarà perché ne è, come dice, da sempre convinto, sarà perché la Lombardia ha votato sì insieme al Veneto rimarcando ancora una volta la «questione settentrionale». Ma, Milano, in fondo ha seguito il trend nazionale e seppur con percentuali più risicate si è allineata sul no. «Questo non significa - spiega Penati che sceglie il suo secondo anniversario a Palazzo Isimbardi per esternare - che i milanesi vogliano lasciare le cose così come sono. Ma piuttosto che c’è fiducia nel governo Prodi. Bocciata una riforma farraginosa e complicata per timore anche di un neo centralismo regionale, si chiede al governo di mettere mano a modifiche che rispondano effettivamente alle richieste della grande area metropolitana milanese». Nulla di nuovo, assicura, se non rispettare quanto già stabilito dall’intervento del 2001 sul titolo V della Costituzione. «Si sono già persi cinque anni - tuona Penati -. Sciogliamo la Provincia e Milano diventi la prima città metropolitana d’Italia. I cittadini chiedono un federalismo efficiente. A cominciare da quello fiscale».
Un tema che inevitabilmente incrocia quello delle grandi opere. «Infrastrutture e autostrade - accusa - non si sono fatte semplicemente perché a Milano non sono arrivati i quattrini. Parte delle risorse prodotte qui e versate a Roma è giusto che rimangano sul territorio. L’ha detto anche la commissione istituita da Silvio Berlusconi premier, il federalismo fiscale è un pilastro, solo così si può puntare sullo sviluppo. E se l’area più sviluppata del Paese non corre, anche tutto il Paese si ferma». Pronta, quindi, la proposta di «una riforma bipartisan con maggioranza allargata» per puntare ai due obiettivi del federalismo fiscale e di Milano città metropolitana.
Una strategia che, secondo Penati, va messa in atto subito con una grande alleanza che coinvolga tutte le istituzioni. Non è un mistero il gran cinguettare di Penati con Letizia Moratti, ma ora si aprono spazi anche sul fronte Formigoni. «Entro l’autunno - annuncia - dobbiamo mettere a punto un grande Progetto Milano. Da presentare al premier Romano Prodi quando a ottobre riunirà qui per una seduta straordinaria il governo nazionale». In cima all’agenda, ovviamente, le infrastrutture. E, anche qui, il piano Penati è già ben chiaro. «Dobbiamo stabilire insieme la scala delle priorità. Non un euro pubblico deve andare a BreBeMi, un’opera pensata per essere realizzata con il contributo dei privati in project financing. Ora si sta perdendo troppo tempo per consentire all’attuale gestore di studiare come recuperare gli extracosti. Grave, perchè a chi ogni giorno sta ore in coda sull’A4, non interessa chi costruirà BreBeMi. Se è necessario si cambi.

Pedemontana, invece, deve nascere con l’apporto pubblico, lì devono andare i soldi dello Stato. Per quanto riguarda la Tangenziale est esterna, lavoriamo per ridurre il contributo dello Stato. Alla fine con un miliardo e mezzo di euro si possono fare tutte e tre».

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