Paola Fucilieri
A dir poco una vita d'inferno. Da quando, nel 2015, avevano cominciato a vivere insieme lui non le aveva mai permesso di tenere le chiavi di casa, di utilizzare il telefonino, quindi non le lasciava incontrare gente se non sotto la sua stretta sorveglianza, naturalmente solo persone che le erano legate per ragioni di famiglia. Senza contare che la insultava e minacciava di morte a ogni ora del giorno prima davanti alla loro bambina piccolissima, quindi incurante dell'imminente seconda gravidanza. Infine sovente la notte la svegliava stringendole il collo per obbligarla a rapporti sessuali particolarmente violenti. Cosa aspettarsi, del resto, da un uomo che, poco più che trentenne, aveva già una sfilza di precedenti da paura - per reati in materia di stupefacenti, lesioni personali, minacce, furto, danneggiamento, minacce, lesioni personali, drogato - e, tanto per gradire era in possesso di un porto d'armi abusivo ed era legato ad ambienti malavitosi? Un uomo che i magistrati non esitano a definire «ad alto rischio di recidiva»?
La vittima, una ragazza di 25 anni, quando aveva compreso di essere nuovamente incinta e di un'altra bambina ha dato forfait e per tutelare se stessa e le figlie era fuggita dalle grinfie di quest'uomo e, dopo aver sporto denuncia contro di lui, da dicembre aveva cercato rifugio a casa del padre, oltre i confini lombardi. Da quel giorno il 34enne ex compagno, che di sentirsi «ex» proprio non ne voleva sapere, non le aveva dato pace con telefonate di minaccia rivolte anche a tutta la sua famiglia e imperversando sui social con insulti ad alto tasso di ferocia contro le amiche della giovane donna.
Così l'altro ieri la squadra investigativa del commissariato Lorenteggio ha portato in carcere il 34enne eseguendo l'ordinanza di custodia cautelare per maltrattamenti disposta dal gip del tribunale di Milano Teresa Pascale su richiesta del pm Rosaria Stagnaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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