Cronaca locale

"Più smart working e non si torna indietro"

Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all'Università Bocconi, analizza il cambiamento delle abitudini di lavoratori e aziende durante la pandemia

"Più smart working e non si torna indietro"

Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all'Università Bocconi, lo smart working per decreto terminerà il 30 giugno. Come sono cambiate le abitudini di lavoratori e aziende durante la pandemia?

«Le aziende hanno capito che al di là dell'emergenza lo smart working è uno strumento che consente di risolvere un problema organizzativo che non immaginavano. E da qui non si torna indietro».

Che tipo di problemi?

«Innanzitutto il costo economico e la fatica da parte del lavoratore di recarsi ogni giorno a Milano facendo magari un'ora, un'ora e mezzo di viaggio. Eliminare questo aspetto ha aumentato la produttività, la concentrazione e il livello di soddisfazione dei dipendenti. E ora chi assume un giovane non può più non proporre lo smart working come una parte della settimana lavorativa. Si è visto quindi che lo smart working risponde alle esigenze dei lavoratori e offre opportunità di risparmio, in termini di costo degli uffici, alle aziende».

È cambiata anche la valutazione della perfomance del dipendente?

«Sicuramente: la valutazione non si basa più sul cartellino, ma sul risultato, valuattao in termini di produttività con un aumento fino al 15 per cento. Il fatto di andare comunque in ufficio permette una maggiore identificazione del dipendente con l'azienda, evita l'emarginazione del lavoratore e le contrapposizioni tra chi lavora in presenza e chi da remoto».

Come cambia il modo di vivere la città?

«Con lo smart working, che si prevede interesserà il 20 per cento dei lavoratori milanesi, si liberano degli spazi negli uffici e allo stesso tempo non bisogna pensare che i lavoratori staranno a casa. I dipendenti sono contenti di uscire, ne hanno bisogno: aumenteranno quindi esponenzialmente gli spazi dedicati al coworking. In Usa si parla di terzo luogo: non ufficio, non casa ma un luogo di lavoro in condivisione, esterno e nei pressi dell'abitazione. Questo nuovo fenomeno apre delle riflessioni urbanistiche: si liberano degli spazi nelle torri per altre attività come eventi, sfilate, esposizioni del Salone del mobile, che rendono più attrattiva e diffusa Milano, sempre più meta di turismo business e culturale, inoltre rilanciano l'economia di tutto il territorio. Sono già avviate delle trattative in questo senso per cui torri affittano piani rimasti vuoti per eventi.

Allo stesso tempo cambia anche l'ufficio che si fa più attrattivo: negli spazi vuoti trovano posto anche nidi e palestre».

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