«Per non avere ancora deciso nulla, mi pare che tu abbia le idee molto chiare...» ironizza il segretario della Cgil, Onorio Rosati, dopo aver ascoltato lintervento dellassessore a Commercio e Turismo, Franco DAlfonso (nella foto), che profilava una nuova vendita della Sea praticamente dietro langolo. Si tratterebbe solo di capire chi comprerà: «Presenteremo al consiglio comunale le alternative e loro potranno decidere». Il dibattito avveniva martedì scorso nellatmosfera rassicurante del circolo riformista De Amicis. Dietro il tavolo dei relatori anche il presidente della Sea, Giuseppe Bonomi. Tra il pubblico lavoratori della società, preoccupati dallulteriore cessione di quote.
Unipotesi, quella della nuova vendita, ulteriormente rafforzata proprio dallintervento dellassessore DAlfonso. Ascoltandolo, limpressione è quella di eventi che inesorabilmente scivolano verso laddio del Comune a nuove quote della Sea. «Non siamo la Baviera ma il Comune di Milano. E ci permettiamo di dire che la Sea non è strategica per il Comune di Milano. Questo non vuol dire che la Sea deve essere privata e non pubblica» ha spiegato con grande determinazione DAlfonso.
«Noi consideriamo strategiche Atm, Mm, Aem, Amsa, che qualcuno ha sciaguratamente piazzato in un luogo in cui non dovrebbe essere. Le altre partecipazioni sono patrimoniali». E ancora: «Tra una settimana presenteremo un piano di investimenti triennali da due miliardi di euro. Se devo solo tenere una buona amministrazione, allora sostituitemi con un ragioniere» Ed ecco il progetto: «In questa situazione lidea è di scambiare patrimonio con patrimonio: cedere partecipate e una parte di patrimonio immobiliare per trovare due miliardi».
Insomma, lidea è di dismettere nuovi pezzi della Sea per reperire risorse per altri investimenti: «Pensiamo di investire nelle metropolitane, ma anche di fare interventi su edilizia e housing sociale. Inoltre abbiamo lobiettivo di fare un investimento nella cultura, per realizzare qualcosa che resti nella città». Fondi nelle casse pubbliche non ce ne sono: «Il Comune non ha soldi e non possiamo stare in stallo». E ancora: «Non siamo un fondo finanziario».
DAlfonso ha difeso a spada tratta la cessione del 29,7 per cento a F2I: «Attenzione prima di parlare di svendite e gare precostituite. La vendita Sea, avvenuta per bando pubblico, ha portato a un company value di 1 miliardo e 400 milioni, unanimemente considerato superiore al valore attuale della Sea. La famosa offerta Gamberale non cera bisogno di intercettarla... lha scritta. Ed era inferiore del 15 per cento».
Tra il pubblico non sono mancate le obiezioni. «Sul programma di Pisapia non ho mai letto nulla sulla non strategicità della Sea» si è lamentato lesponente di un Comitato elettorale che ne ha sostenuto la candidatura.
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