Al Pirellone Conclave a porte chiuse

Come in un conclave. Anche se non c'è nessuno da nominare, le fumate non sono nere né bianche, ma sbuffi inconsistenti. I neoeletti al consiglio regionale lombardo del Movimento Cinque Stelle se ne sono stati chiusi, blindati nella sala del Pirellone concessa loro ieri per quello che, hanno fatto sapere, è un «incontro conoscitivo». Rigorosamente a porte chiuse. I giornalisti tutti fuori, molti al di qua dei tornelli di sicurezza al piano terra. Insistere per avvicinarsi serve solo a spazientire il personale all'ingresso. Tra di loro qualcuno sbotta: «Questi di Grillo non penseranno mica di fare così anche quando cominceranno le riunioni di consiglio? Non s'è mai vista una cosa del genere: a fine consiglio dovranno parlare con la stampa, non si può fare come oggi».
La volontà di conoscersi, comunque, dev'essere profonda, perché la riunione si protrae fino al primo pomeriggio. É un'adunata «solo organizzativa, per confrontarsi come si fa tra normali cittadini», si lasciano scappare a fine mattinata, quando, attorno alle 13, escono per andare a pranzo. Tutti insieme, con loro anche il consigliere comunale grillino Mattia Calise, «venuto a portarci la sua esperienza», spiegano.
Cittadini sì, ma non più come tutti gli altri, visto che siedono in Regione. Cosa pensano di fare adesso che hanno accesso alle stanze dei bottoni? Quali sono le prime proposte di cui si faranno portatori? E che linea hanno intenzione di adottare nei confronti del neo presidente leghista Roberto Maroni? La risposta è sempre la stessa, a tutte le domande. «Non rilasciamo dichiarazioni, non parliamo di politica» dicono, ripetendo un mantra unitario. Di ritorno dalla pausa pranzo (nel ristorante «Oasi», di fronte al parcheggio a metà strada tra il Pirellone e palazzo Lombardia), verso le 14.40, sono un po' più rilassati: cedono alla richiesta dei fotografi (o alla vanità?) e si lasciano fare qualche scatto, prima in gruppo, poi uno per uno.
L'incontro prosegue nel pomeriggio. Serve per organizzarsi, ma su cosa, di preciso, non si sa. Forse non lo sanno neppure loro. Quello che si percepisce è che stanno decidendo la strategia. «Ci stiamo confrontando anche con i colleghi del Movimento in Sicilia, che sono già in Regione da diversi mesi e quindi hanno più esperienza», spiega Eugenio Casalino, mentre si avvia, insieme al resto del gruppo, di nuovo nella sala del Pirellone. Quella che l'Ufficio di presidenza, formalmente ancora guidato da Roberto Formigoni fino all'insediamento del nuovo Consiglio, ha concesso loro.

«Siamo stati eletti, darci la sala è semplice cortesia istituzionale», dichiara Iolanda Nanni. Che all'obiezione per cui poter fruire del Pirellone prima dell'insediamento ufficiale non era scontato ribatte: «Se non ce l'avessero data ci saremmo riuniti in un bar, per noi fa lo stesso».

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