Due avvenimenti in città, nello stesso sabato di fine giugno. Il primo al mattino in Duomo: l'ordinazione dei tre nuovi vescovi milanesi celebrata dal cardinale Angelo Scola. Il secondo nel pomeriggio in corso Buenos Aires: il Gay Pride, dove migliaia di persone (50mila secondo gli organizzatori) sfilano per la rivendicazione di orgoglio omosessuale che quest'anno ha alzato il tiro, puntando alle nozze tra persone dello stesso sesso e alle adozioni di bambini.
Politica e istituzioni si dividono. Il presidente della Regione, Roberto Maroni, è in Duomo (anche se la Regione per la prima volta ha concesso il patrocinio alla manifestazione). Il sindaco, Giuliano Pisapia, il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, gli assessori Pierfrancesco Majorino e Pierfrancesco Maran si contendono il palco del Gay Pride. Due idee diverse della società e delle priorità.
Proprio oggi, Palazzo Marino rilancia le nozze gay. E (oltre che con l'assessore Majorino) lo fa con il sindaco, Giuliano Pisapia, che ieri è intervenuto sul caso degli uffici comunali che si sono rifiutati di trascrivere come matrimonio l'unione legalizzata a New York tra due uomini. «Milano e gli enti locali - ha detto il primo cittadino dopo il corteo - possono trovare il modo, c'è la possibilità di passi avanti per la trascrizione di matrimoni regolari e riconosciuti in altri Paesi, indipendentemente dall'orientamento sessuale». «Credo che il dirigente abbia applicato la legge - ha aggiunto parlando del caso - cercheremo noi il modo di trovare una soluzione perché le trascrizioni vangano riconosciute da Milano e dagli altri enti locali».
È stata la consigliera del Pd, Rosaria Iardino, a rendere esplicito l'obiettivo ulteriore: le adozioni di bambini da parte di due uomini o due donne. Pisapia fa un discorso pubblico rivolto al governo: «Da Milano parte la grande sfida per il Parlamento, perché regolarizzi situazioni che hanno diritti che ora non vengono riconosciuti». E l'abbraccio del sindaco alla Iardino vale più di tante parole.
Non è solo centrodestra in chiesa e sinistra al Gay Pride. C'è qualche trasversalità. Fabio Pizzul, consigliere regionale del Pd, ha trascorso la mattina in Duomo al fianco di Maroni, a festeggiare con Scola e il cardinal Tettamanzi i vescovi Franco Agnesi, Paolo Martinelli e Pierantonio Tremolada. Tra le autorità il sindaco di Busto Arsizio, l'azzurro Gianluigi Farioli, i sindaci di Cesano Boscone, Macherio, Lissone. E poi il vicesindaco e il prefetto di Varese. Pizzul, di area cattolica, si oppone alla proposta di Majorino. Nozze gay? «Ci sono le regole, la legge non le prevede e non si fa. Se poi vogliamo discutere sulle unioni civili e sui diritti, facciamolo, ma non si possono equiparare cose diverse. Il matrimonio è un'altra cosa».
Maroni nei giorni scorsi ha sponsorizzato la Festa della famiglia tradizionale lanciata dal consiglio regionale della Lombardia. E adesso sottolinea il significato anche politico della sua presenza in Duomo: «È una testimonianza dell'interesse che le istituzioni hanno nei confronti del ruolo che la Chiesa sul territorio».
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