Compie vent'anni la Terapia Intensiva Pediatrica, punto di riferimento regionale e nazionale per l'assistenza specialistica dei casi più delicati. Ancora oggi a livello regionale un bimbo su quattro viene ricoverato in una Terapia Intensiva per adulti (a livello nazionale il dato è ancora più alto), dove non sono presenti le competenze pediatriche necessarie. E questo influenza la prognosi del piccolo paziente, anche in termini di mortalità: quella di un ricovero in Terapia Intensiva Pediatrica è nettamente inferiore, il che si traduce in più vite salvate. «La gestione del bambino in condizioni critiche richiede una formazione e un'esperienza specifiche - spiega Edoardo Calderini, direttore dell'Anestesia e Terapia Intensiva Donna-Bambino del Policlinico - se queste competenze non sono disponibili, la prognosi dei pazienti è significativamente compromessa. Anche la presenza di medici intensivisti pediatrici ha dimostrato avere un impatto favorevole sulla prognosi».
Tra i fiori all'occhiello del reparto l'assistenza ai bimbi con patologie respiratorie, che rappresentano il 75 per cento del totale dei ricoveri e l'assistenza ai bambini con patologie renali, compreso il percorso del trapianto di rene da donatore vivente, e la domiciliazione e il follow up di bambini affetti da patologie croniche complesse che richiedono un supporto respiratorio domiciliare.
«Tra i progetti in atto la Ecmo pediatrica, ovvero la macchina cuore-polmoni indispensabile per il supporto vitale dei casi più critici - spiega il direttore generale Simona Giroldi -, l'individuazione del nostro ospedale come centro di riferimento per il Politrauma pediatrico, che
diventerebbe il secondo a livello regionale dopo quello di Bergamo e la realizzazione di un Trasporto Pediatrico Esperto in collaborazione con Areu e Regione Lombardia, per ottimizzare il trasporto dei bambini più critici».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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