«Polizia, arrestate mio padre»

Stanco di vedere picchiata a sangue la madre praticamente da quando ha l'uso della ragione, un ragazzino di 12 anni ha chiamato il 113 e fatto finire in manette il padre. L'uomo comunque ci ha messo di suo, in quanto quando sono arrivati gli agenti prima ha tentato di non farli entrare in casa, poi li ha insultati e infine aggrediti fisicamente.
È il triste epilogo della «solita» storia di violenza domestica, dove un padre-padrone vessa l'intera famiglia, accanendosi in particolare sulla donna che subisce passivamente insulti e botte. Una storia che si trascina da quasi 18 anni da quando cioè Ciro A, pregiudicato napoletano, allora poco più che ventenne mette nei guai una ragazzina 15 anni. I due sono costretti a sposarsi e negli anni successivi nascono altri due figli maschi che ora hanno 11 e 12 anni.
Diciotto anni d'inferno a cui la povera donna ha provato una sola volta ribellarsi: ha chiesto aiuto allo Stato denunciando il marito manesco, ma con modesti risultati. Nel 2011 l'uomo è stato infatti condannato a un anno e due mesi, pena sospesa, subito fuori, pronto e ricominciare a picchiare la moglie per un nonnulla. Come l'altra sera, appena tornato da Napoli dove era andato a trovare i parenti con la figlia più grande, quando la sua furia si è scatenata ancora un volta senza motivo. Per ragioni che stanno solo dentro la sua testa, Ciro prende infatti a picchiare la moglie con la consueta brutalità, come sempre indifferente alla presenza dei figli.

Ma questa volta il ragazzino di 12 anni chiama il 113. Di lì a poco infatti arriva una volante ma l'uomo si rifiuta di aprire. Poi si rassegna a fare entrare gli agenti ma pensa bene di aggredirli verbalmente e fisicamente. E per lui si aprono le porte del carcere.

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