IL PRECEDENTE

Poche settimane fa, un’altra sentenza del Tar aveva messo sotto accusa i servizi sociali del Comune. Il caso era quello del signor Mario, invalido al 50% e con un reddito sotto la soglia di povertà, che aveva cercato di trovarsi un lavoro anche frequentando i corsi di formazione organizzati da Palazzo Marino. Senza successo. Per questo, l’amministrazione gli aveva sospeso l’assegno di solidarietà pari a 200 euro al mese che erogava dal 2006. Ma i giudici di via Corridoni hanno imposto al Comune di riaprire il portafoglio. Perché - si leggeva nella sentenza - non era stato il signor Mario a essere svogliato, quanto il Comune a non investire abbastanza nei progetti di reinserimento per i disabili. Secondo il Tar, infatti, «non risulta che i progetti elaborati dai servizi sociali abbiano portato all’autosifficienza economica» del signor Mario, «né risulta che il fallimento di tale obiettivo sia stato causato da un atteggiamento non collaborativo del ricorrente, il quale invece ha dimostrato di aver frequentato i corsi di formazione propostigli e di essersi messo a disposizione delle cooperative sociali alle quali era stato egnalato dai Servizi sociali del Comune».

Cosa non ha funzionato? «L’esito non positivo del percorso di reinserimento sembra invece dovuto al mancato finanziamento da parte del Comune di Milano dei progetti di reinserimento a tal fine predisposti dalle stesse cooperative sociali».

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