È preoccupato, anzi, «fortemente preoccupato» il prefetto Renato Saccone per quel 20 per cento di giovani che non studia e non lavora. Un dato fornito di recente durante l'assemblea generale di Assolombarda che «dovrebbe preoccupare tutti», ha detto. Anche nell'ottica del diffondersi in città dei reati, per lo più rapine con pestaggi, commessi da giovanissimi ai danni di coetanei.
Saccone ne ha voluto parlare ieri in occasione della ricorrenza della festa della Repubblica davanti agli ospiti delle celebrazioni in Prefettura. Erano presenti industriali, politici, forze dell'ordine, diplomatici, esponenti del terzo settore. Fra loro, il sindaco Giuseppe Sala, il segretario della Lega Matteo Salvini, i sottosegretari Ivan Scalfarotto e Alessandro Morelli, il direttore musicale della Scala Riccardo Chailly, il presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali, l'ad di Fiera Milano Luca Palermo, il vicepresidente del gruppo San Donato Kamel Ghribi, don Gino Rigoldi e don Antonio Mazzi. Il prefetto si è concentrato sui valori sanciti dalla Costituzione: libertà, solidarietà, pace. E anche lavoro, ha sottolineato, che storicamente ha favorito il passaggio «dalla condizione servile alla libertà» e che porta «all'affermazione di sé e alla crescita della società». E in questo, ha aggiunto, Milano può contribuire, anzi è «la città ideale» non semplicemente per mettere insieme domanda e offerta di lavoro ma per mettere insieme «economia sana e buon lavoro, sicuro e legale, con la giusta retribuzione» a una «offerta competente e motivata».
In un'intervista al TgR Lombardia poi Renato Saccone si è soffermato sul significato del 2 Giugno. «Torniamo a festeggiare come si deve. Sappiamo che quello che è stato conquistato il 2 giugno 1946 e sancito dalla Costituzione va difeso ogni giorno e oggi è grande l'aspirazione alla pace». Il riferimento è al quadro della città dopo i due anni di pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina. E quella che emerge è una città che ha avuto una «ripresa straordinaria» e questo «moltissimo grazie ai vaccini». Continua il prefetto: «Una città così attiva, internazionale, vivace è di per sé una garanzia di città sicura». Per gli appuntamenti in piazza aperti al grande pubblico, ha spiegato, c'è un modello, con alcune limitazioni, «ormai standard che semmai affineremo di più, soprattutto per quanto riguarda piazza Duomo, ma ora c'è anche l'Ippodromo e San Siro, che torna alla tradizionale vocazione dei grandi concerti». Si tratta di «limitazioni ma sempre funzionali alla sicurezza delle persone e dell'evento». Ancora: «Miglioreremo alcuni aspetti legati alla comunicazione soprattutto nei concerti a ingresso gratuito».
Per quanto riguarda i giovani, per il prefetto il lockdown può essere stato un «acceleratore di un disagio preesistente, di una rabbia che potrebbe essere stata sotto la cenere». Tuttavia, ha continuato, «non parlerei di baby gang perché poche sono le strutture organizzate. Questo non fa venire meno la pericolosità diffusa di episodi aggressivi e violenti ma ci consente di non fare solo repressione ma grande opera di prevenzione».
Milano, infine, è «una città che accoglie, tradizionalmente». Ad ora «la città metropolitana è il territorio che in Italia raccoglie più profughi» con cui si sta lavorando non solo per garantire loro un tetto ma anche rapporti umani, «inserimento scolastico e occupazionale».
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