«Il presepe? Lo facciamo in piazza della Regione»

Manifestazioni e radici cristiane, capanne e canti di Natale, «Tu scendi dalle stelle» e presìdi. Rozzano è un caso nazionale. Un simbolo, ormai al di là della stessa vicenda che ha da giorni ha investito la scuola di via dei Garofani. Di questo Natale che sarebbe stato «vietato» dal dirigente scolastico hanno parlato il presidente del Consiglio e il sottosegretario alla Scuola. I vertici della Regione, nella giunta del lunedì, ieri hanno discusso l'idea (dell'assessore Viviana Beccalossi) di allestire una simbolica natività cristiana nella piazza del Palazzo Lombardia, mentre l'assessore Cristina Cappellini ha annunciato che a metà dicembre sarà inaugurata una mostra di presepi «e a ogni ingresso ci sarà un'opera a simboleggiare la nostra storia, la nostra identità e le nostre radici».A pochi chilometri, a Rozzano, fra capannelli dei genitori e proteste, sono arrivati il segretario della Lega Matteo Salvini e l'ex ministro Ignazio La Russa (oggi Fdi) la coordinatrice regionale di Forza Italia Mariastella Gelmini con i coordinatori, provinciale Luca Squeri e comunale Fabio Altitonante. Il preside, finito al centro della tempesta, ha cercato di minimizzare. Spiegare. Lo ha fatto, Marco Parma, con una lettera pubblicata anche sul sito della scuola, in cui sostiene che la «bufera mediatica che si è sollevata si basa su notizie in parte distorte e in parte infondate». «Non ho rimandato né cancellato nessun concerto natalizio né altre iniziative programmate dal collegio docenti e dal consiglio di istituto - ha detto - l'unico diniego che ho opposto riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola nell'intervallo mensa per insegnare canti religiosi ai bambini cristiani: cosa che continuo a considerare inopportuna». Ma il preside ha anche detto, in una video intervista al «Corriere della Sera», che «se avessimo organizzato un concerto di Natale a base di canti religiosi dopo quello che è accaduto (la domanda si riferiva a Parigi, ndr), forse qualcuno avrebbe potuto interpretarla come una provocazione, forse anche pericolosa». Così si spiegano la bufera e le reazioni. Tutti (o quasi) i politici, praticamente senza eccezioni da destra ai 5 Stelle, hanno contestato l'idea che per rispettare si debba rinunciare alla propria identità e ai propri simboli. Perfino l'assessore alla Cultura di Milano, Filippo Del Corno, ha ricordato «che in Sala Alessi tutti, senza distinzione di età, sesso, razza, religione, potranno godere di uno dei più straordinari presepi della storia dell'arte, l'Adorazione dei Pastori di Rubens».

Ma l'ex vicesindaco, Riccardo De Corato, ha ricordato che a Milano dal Natale 2011, con il sindaco Pisapia «non si è più realizzato il tradizionale presepe artigiano allestito nel chiostro di Palazzo Marino», e la mostra dei presepi è «sparita» anche dal Duomo.

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