La presidente lo zittisce e lui cerca di aggredirla

Gli nega la parola durante un voto sul gay pride Consigliere leghista si scaglia contro piddina

La presidente lo zittisce e lui cerca di aggredirla

Ha dato in escandescenze. Si vede nei video girati e pubblicati subito sul web dai consiglieri del Pd, ma lo hanno ammesso anche i colleghi del centrodestra che erano presenti alla scena. Ridimensionando però quei titoli choc che parlavano di «presidente picchiata» in Zona 3. Nel mirino c'è Massimiliano Rositano, ex consigliere Udc passato da sei mesi alla Lega. Già a febbraio aveva incassato una mozione di censura per gli atteggiamenti in aula.

Due sere fa all'ordine del giorno c'era il voto sulle iniziative deliberate dalla Commissione cultura. Tra queste, un contributo di circa 3mila euro per eventi in programma nel quartiere Lazzaretto/Buenos Aires per il «Pride Week 2015». Ma poco ha a che vedere il caos in aula con la battaglia o difesa dei diritti gay. Rositano si era prenotato per un intervento. Quando è arrivato il suo turno la vicepresidente Pd del Consiglio Sara Rossin, (che dirigeva i lavori al posto di Renato Sacristani) gli ha dato parola ma il leghista si è rifiutato di intervenire, dicendo che avrebbe parlato pù avanti. Quando la Rossin ha chiuso il dibattito e aperto il voto, il consigliere ha chiesto la parola ma gli è stata negata. É nato un acceso dibattito e Rositano non ci ha più visto: è andato come una furia verso il banco della presidenza gridando «vi denuncio tutti». Ci sono stati attimi di tensione, i colleghi del centrodestra hanno provato a calmarlo e allontanarlo, facendo anche da scuso alla Rossin, il leghista le ha strappato per due volte il microfono, continuando a urlare. Il voto è stato sospeso e la seduta chiusa. E il video sul web ha acceso ieri le polemiche politiche.

«Le immagini sono un segnale brutto e preoccupante che danneggia la forma e la sostanza delle istituzioni - attacca la coordinatrice provinciale di Sel, Anita Pirovano -. Non abbiamo ancora sentito parole di condanna dall'opposizione, noi chiediamo le dimissioni». Non si fa attendere invece la reazione critica del coordinatore della Lega, Igor Iezzi: precisa che «non c'è stata aggressione fisica, e a far scattare Rositano non è stata la questione dei fondi al gay pride ma l'impossibilità di intervenire. Ciò non toglie che il suo atteggiamento è deprecabile, anche in Comune come opposizione abbiamo reagito anche in modo acceso per contestare la gestione del presidente Rizzo, ma mai ci siamo permessi di invadere la sua zona o strappargli il microfono, ci sono limiti da rispettare anche se si ritiene di aver ragione. Ho chiesto i verbali e valuteremo come sono andate le cose. Mi dispiace per la presidente, immagino si sia spaventata».

Anche il capogruppo Fdi in Zona, Vincenzo Viola, precisa che Rositano «non ha picchiato la Rossin, nel parapiglia può averla spintonata. Ma ha avuto una reazione inammissibile, esagerata e non ci sono scuse». E quello leghista, Andrea Ancona, fa presente che «ormai c'è un clima di dittatura in aula che esaspera, a turno veniamo espulsi dalla sinistra che così può gestire comodamente i fondi». Rositano è «fuori» per 3 sedute. «Nessuno ha messo le mani adesso a nessuno. Anzi, l'unico aggredito politicamente sono stato io perchè mi è stato tolto il mio diritto» di intervenire si difende il consigliere al centro della polemica.

Il segretario Pd Puetro Bussolati si rivolge a leader della Lega Matteo Salvini: «Proprio giovedì gli abbiamo espresso solidarietà piena perché è inaccettabile venire aggrediti per delle idee politiche, oggi gli chiediamo di prendere provvedimenti».

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