Si fa presto a dire tregua. Non deve trarre in inganno l’apparente pace sulle primarie, siglata nel Pd fra Pier Luigi Bersani e il giovane sfidante Matteo Renzi. L’assemblea nazionale del partito ha trovato un accordo sulle regole, è vero, con le «concessioni» che il segretario ha generosamente riconosciuto al sindaco di Firenze. Ma non tutti sono soddisfatti e rassicurati. Sembra sul punto di smarcarsi, per esempio, Stefano Boeri. L’assessore milanese lancia sempre più frequentemente segnali di delusione. L’ultimo, il più pesante, lo ha mandato ieri, e proprio sulle modalità di accesso alla competizione (che, ricordiamolo, dovrà selezionare il futuro candidato premier del centrosinistra).
Boeri ha parlato di una «bolla del partito». Dunque di un apparato, di cui farebbero parte sia Bersani sia Renzi, che non lascia spazio a chi ne è fuori. Secondo molti osservatori sarebbe intenzionato a ritirarsi, e le due dichiarazioni di ieri confermerebbero queste previsioni: «Sto guardando con attenzione le regole per la candidatura come rappresentante del Pd alle primarie - ha scritto sul suo profilo facebook - Beh purtroppo, le regole confermano che in questo partito non c’è spazio per chi vive fuori dalla bolla del partito».
L’assessore milanese considera troppo restrttive le condizioni per presentate la candidatura: «Cento adesioni di membri del l'assemblea nazionale o 18mila firme di iscritti Pd (ma senza disporre dell’elenco degli iscritti) da raccogliere entrò martedì prossimo - ha detto - sono un messaggio chiaro: il Pd non è degli elettori (come scritto nel suo statuto fondativo) ma degli iscritti e dei dirigenti. Questo è un errore, condiviso da Bersani e Renzi, che toglie ossigeno alla rigenerazione del Pd e di tutto il centro-sinistra.
«Il Pd non è un partito degli elettori ma degli iscritti e dei dirigenti». Un’accusa pesante, da parte di un politico sui generis, che alle ultime comunali di Milano, le prime cui ha partecipato, ha raccolto un gran numero di preferenze, tante da farlo entrare «di diritto» nella giunta di Pisapia, che lo aveva sconfitto alle primarie del centrosinistra di due anni fa esatti. D’altra parte, quando aveva annunciato di voler partecipare alle primarie nazionali, a luglio, ma non a tutti i costi. «Se dovessero esserci primarie aperte - aveva detto - io ci sono». E in effetti tanto aperte queste primarie non sembrano. Se Boeri lasciasse sembrerebbe destinato ad appoggiare la veneta Laura Puppato.
In campo resterebbero, oltre a Renzi e Bersani, anche Nichi Vendola, leader di Sel, Bruno Tabacci dell’Api, i socialisti Riccardo Nencini (segretario del Psi) e Valdo Spini (ex ministro e capogruppo di una lista civica a Firenze)- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.