«Se il Pd arrivasse alle primarie di autunno con tre-quattro candidati penso che sarebbe una pazzia». Eugenio Comincini era renziano quando in Italia c'era un solo dirigente disposto a sostenere la battaglia dell'allora sindaco. Ha scelto di restare a Cernusco per finire il lavoro da sindaco, ma ha avuto la soddisfazione di essere scelto come vicesindaco metropolitano da Giuliano Pisapia .
Allora, Comincini, che dice della scelta di Pisapia?
«La rispetto integralmente, del resto è vero che fin dall'inizio aveva lasciato intendere che un suo secondo giro non era scontato. Giuliano ha una grande capacità di essere in sintonia coi cittadini e dovesse percepire la richiesta di ripensarci sarebbe da parte sua un gesto di grande generosità nei confronti della città e della politica».
Oggi sono tutti renziani ma i renziani sono divisi?
«Non so se sono tutti renziani. Io vorrei dire che Renzi ha avuto ragione, sul partito e sul Paese. I fatti gli stanno dando ragione. Non vedo contrapposizioni nel partito a Milano. Se si vuol parlare di divisioni dentro il Pd o peggio dentro un'area del Pd io direi che sono ricostruzioni giornalistiche. È normale che in un partito come il nostro si confrontino sensibilità e posizioni diverse».
Il vicesegretario Lorenzo Guerini ha dato l'impressione di frenare il Pd milanese. È lui l'ala istituzionale del renzismo?
«Lorenzo è stato sindaco di Lodi e fra quelli che hanno sostenuto la battaglia di Matteo Renzi, prima nelle primarie per la candidatura a premier poi per la segreteria. Oggi è il vicesegretario per cui la sua in questo momento è indubbiamente la voce più importante, anche nell'ambito degli esponenti del partito».
Pietro Bussolati è sembrato più netto nell'invocare una svolta sulla vocazione maggioritaria del Pd.
«Pietro è il segretario metropolitano del Pd e giustamente il compito di seguire questa delicata fase che si è aperta ora grava soprattutto su di lui. Non c'è niente di strano nel fatto che si muova. Anzi, troverei preoccupante il contrario».
Ci sono tanti candidati, nessuno mette d'accordo tutti. Esiste la possibilità di un nome della società civile?
«Io credo che dalla società civile possa arrivare un contributo importantissimo e non spetta a me dare giudizi su questa ipotesi. Il mio personale punto di vista, legato anche all'esperienza da sindaco, anche se di un Comune non grande come Milano, è che non ci si possa improvvisare amministratori. Governare Milano è molto difficile e il prossimo sindaco sarà a tutti gli effetti anche sindaco metropolitano. Io ritengo che un'esperienza politica e amministrativa-istituzionale sarebbe importante per affrontare al meglio un passaggio così delicato».
Ma alla fine sarà Renzi a decidere?
«Credo che saranno i cittadini milanesi a decidere, con le primarie».
Saranno primarie di partito o coalizione?
«Io penso che andremo a primarie di coalizione. E, nonostante il fatto che altrove, localmente, ci siano stati anche problemi, resto convinto del fatto che lo strumento delle primarie resti il migliore, a meno che non siamo tutti d'accordo su un nome».
Il Pd non rischia di arrivarci con più candidature che si elidono a vicenda?
«Se il Pd arrivasse
alle primarie con tre-quattro candidati penso che sarebbe una pazzia. Bisogna trovare il modo di comporre prima queste normali dialettiche e arrivare con una proposta che tenga conto delle idee e delle posizioni di tutti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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